Trend nel lavoro dei neolaureati cinesi

I mesi di giugno e luglio sono quelli in cui si laureano il maggior numero di studenti cinesi, e il periodo dell’anno in cui la ricerca del lavoro è più intensa. In questo periodo si infittiscono quindi le pubblicazioni relative all’occupazione, in particolare delle fascie di popolazione con livello di formazione più elevato.

In generale, negli ultimi anni la crescita economica cinese ha assicurato un tasso di disoccupazione relativamente basso. Lo scorso 17 aprile il Dipartimento di Stato cinese ha pubblicato un rapporto sui dati della disoccupazione nelle aree urbane. Come si legge nella nota, il tasso di disoccupazione è stato del 5% a gennaio e febbraio, e del 5,1% a marzo, in calo di pochi decimi di punti percentuali rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente. In 31 grandi città il tasso di disoccupazione è stato ancora inferiore (circa 4,8%-4,9%).

Come conferma il prof. Ning Jizhe, direttore dell’Istituto di Statistica nazionale, l’esame del tasso di disoccupazione permette una valutazione macroscopica di vari parametri rilevanti in economia, come la crescita economica, l’inflazione, e la bilancia dei pagamenti internazionali. Per questo motivo, dallo scorso aprile le statistiche sulla disoccupazione sono incluse nei piani di pubblicazione delle principali statistiche nazionali. I dati saranno ricavati dall’analisi del mercato del lavoro o da altri campioni, e saranno elaborati in modo da poterli confrontare con i dati per i Paesi stranieri.

Attualmente il valore cinese è di circa un punto e mezzo più basso rispetto ai paesi sviluppati (6,6%), e di circa mezzo punto rispetto alla media mondiale (5,7%). Il buon livello di occupazione è rinforzato dal potere di acquisto dei cittadini delle aree urbane, cresciuto in un anno dell’8,8% (valore nominale) e del 2,5% (valore reale).

Alcuni giorni fa l’istituto di ricerca Mycos, riconosciuto dalle istituzioni e dal mondo accademico, ha pubblicato il “Libro blu sull’occupazione dei laureati” in Cina nel 2017. Il libro compendia le ricerche effettuate su un campione di oltre 306000 studenti di trenta provincie cinesi in oltre mille ambiti lavorativi.

La ricerca conferma indirettamente la piena occupazione già rilevata dalle statistiche governative nazionali, ma si focalizza sulla popolazione giovane e qualificata. Il 91,9 dei neolaureati trova lavoro entro sei mesi dalla laurea, un dato stabile rispetto al recente passato. Si tratta di una media tra il 91,5% dei laureati di primo livello e il 92,1% dei laureati di secondo livello (che per la prima volta hanno ottenuto una percentuale maggiore). A titolo di confronto, gli occupati in Italia dopo un anno dalla laurea sono del 71,1% e del 73,91rispettivamente per lauree di primo  e secondo livello.

Non sorprende che tra i settori a più veloce collocamento cin Cina si trovi tutto il comparto delle ingegnerie, seguito dal management. In ultima posizione ci sono gli studi di giurisprudenza, che comunque registrano un tasso di occupazione a sei mesi dell’85,3%.

In particolare le professioni posizionate meglio sono quelle degli ingegneri. Dopo sei mesi, il 96,7% dei programmatori di software ha già trovato lavoro, seguito dagli ingegneri per le risorse energetiche e dagli ingegneri elettrici e dell’automazione; anche gli amministratori della logistica e i sistemisti dei dati si posizionano bene, con percentuali di oltre il 95%. Inoltre l’applicazione dell’intelligenza artificiale in molti settori industriali, finanziari e del commercio, rappresenta una grande opportunità di lavoro e di crescita economica, attirando investimenti e professionalità specializzate. Gli stipendi dei ricercatori sono molto più alti che in settori anche affini.

Tra i laureati di secondo livello un settore di veloce occupazione è quello della farmacia e biochimica; quello nel quale l’occupazione è meno piena è il settore delle risorse e topografia; il tipo di professione che assicura la maggiore occupazione è l’ingegneria elettronica, mentre in ultima posizione si trovano i veterinari (che comunque contano l’89,7% degli occupati a sei mesi).

Esaminando i dati delle tre edizioni più recenti delle ricerche di Lycos si può vedere come tra le lauree di primo livello il tasso di occupazione tra i laureati in scienze del management, economia e arte sia in costante calo; la situazione è invee opposta, e particolarmente positiva, per i settori più produttivi, come materiali e risorse, l’industria manifatturiera e l’ingegneria civile.

Alcuni dati permettono di ipotizzare gli andamenti futuri del mercato del lavoro: i settori della sicurezza dei dati, l’ingegneria informatica, di rete, dell’internet delle cose, le tecniche dei media digitali, e altri ambiti legati alle nuove tecnologie sono sicuramente i più promettenti; essi infatti già adesso garantiscono stipendi più alti, tassi di disoccupazione minori e in generale un appagamento maggiore. Tra i settori nei quali la richiesta è maggiormente in crescita ci sono quelli legati a internet e al commercio online, lo sviluppo dei motori di ricerca e dei software.

I settori invece nei quali l’occupazione è più tardiva e meno remunerativa o soddisfacente sono pittura, chimica, belle arti, musica, giurisprudnza e storia. Una delle cause di arretramento di questi settori è dovuto alla discrepanza tra domanda e offerta. Per esempio, la richiesta di istruzione artistica a livello di scuola primaria e secondaria è aumentata del 4,8% negli anni 2011-2013, ma gli studenti di materie artistiche sono aumentati invece in modo eccessivo, del 17,7%.

Dalla relazione emerge anche un dato forse meno prevedibile, l’affievolirsi del richiamo delle quattro città principali (Pechino, Shanghai, Canton, Shenzhen) agli occhi dei neolaureati: tra i neolaureati del primo livello, infatti, gli occupati in tali città sono passati dal 28,2% relativo al 2013 all’attuale 22,3%; anche la percentuale di chi, dopo aver trovato lavoro in queste città, le lascia dopo tre anni è salita dal 13,7% al 21,7%. Allo stesso tempo, alcune città in passato meno ambite ma da poco inserite nei circuiti principali stanno cominciando ad attrarre capitale umano, come nel caso di Hangzhou o Tianjin.

Inoltre la crescita economica e sociale, che in passato era concentrata soprattutto nella fascia costiera della Cina, sta lentamente penetrando verso le regioni centrali, così che anche queste iniziano ad attirare maggiormente professionalità al pari con le esigenze del mercato locale. Nelle regioni del nord est invece la situazione rimane arretrata rispetto alle altre aree del Paese,  il tasso di occupazione continua a rimanere insufficiente, e i neolaureati che trovano lavoro in loco sono soltanto il 46,7%, quasi trenta punti percentuali inferiore rispetto alla media nazionale.

Esaminando invece le tendenze su tre anni, si nota che alcuni settori stanno lentamente perdendo occupati: in particolare si tratta del commercio (-1,5%); le case editrici e i media invece hanno registrato un aument dell’occupazione dell’1,3%.

Immagine: dei ragazzi esaminano proposte di lavoro. Fonte: qua, modificata.