Yin e yang

Il Tàijítú (太极图)  è un simbolo diffuso, diversificato nell’uso e nella forma in cui si presenta, ed è la più famosa rappresentazione della polarità tra i due elementi cardine del pensiero cinese, yīn (阴) eyáng (阳). Quest’insieme di opposti che rimanda all’idea di complementarietà da dove deriva? E quale è il suo reale significato?

Esso rappresenta un movimento oscillatorio tra due estremi: una continua spinta tra forze che spingono in direzioni diverse. Un alternarsi scorrevole e ciclico, come ad esempio quello delle stagioni, del sole e della luna, del freddo e del caldo.

Yīn e yáng si generano reciprocamente in un movimento circolare, che si rinnova di continuo. Yīn include elementi yáng  e viceversa, che fluiscono uno nell’altro in un’altalena perpetua: da questo moto è nato il cerchio bicolore, diviso in due parti uguali, simmetricamente opposte per mezzo di una curva a forma di S verticale. Ogni parte presenta un cerchietto rotondo, che simboleggia l’embrione del principio opposto; per esempio, la parte chiara – yáng  – presenta un cerchietto scuro, l’embrione di yin, di cui è portatrice, mentre la parte scura  – yīn – contiene il principio chiaro, lo yáng.

In ogni tempo, in Cina, i concetti alternati di yīnyáng hanno dominato l’intero pensiero: ogni cosa, ogni concetto, è diviso tra yīn e yáng, rappresentando un dosaggio fluido e a tratti misterioso di queste due componenti. La tradizione accorda alla natura femminile tutto ciò che è yīn, e alla natura maschile tutto ciò che è yáng.

Inoltre yīn rappresenta ciò che è freddo, oscuro, umido e inerte, e yáng quel che è caldo, chiaro, secco e in movimento. Questi concetti vengono considerati talvolta come forze, talvolta come princìpi, talvolta come emblemi e in ultimo come generi. Quel che è certo, è che questa teoria ha le sue origini nella metà del I millennio a.C., dunque nell’antichità.

Nessuna di queste nozioni è indipendente, sono tutte interdipendenti, poiché tutto è gioco d’alternanza, complementarietà, dualità; e questa coniugazione infinita si opera nelle trame del tempo e dello spazio, e li implica entrambi, con un’idea di avvicendamento. Poiché nulla può sottrarsi alla legge universale del ritmo e tutto è legato in un unico sistema di azioni e di reciproche reazioni.

Fondata sull’opposizione di due forze antitetiche, ma complementari, questa teoria si presenta come un’ipotesi scientifica, semplice e rudimentale, analoga alle teorie moderne del movimento ondulatorio.

I cinesi fanno entrare qualsiasi loro classificazione dualistica in una specie di movimento pendolare che va dallo yīn allo yáng, e poi al contrario. Ma non c’è nulla di così netto, e ogni cosa è ne composta in proporzioni ineguali. Tutto si iscrive in leggi periodiche, sul modello dell’alternanza, ovunque il movimento nasce dalle interazioni dello yīn e dello yáng, e dal va e vieni incessante che ritma i loro rapporti.

Yīn e yáng formano la coppia motrice della meccanica del cosmo: quest’alternanza dei due principi fornisce la spiegazione essenziale di tutti i fenomeni naturali.

Questa concezione si è affinata negli anni in un sistema filosofico, utilizzato sia dai confuciani che dai taoisti. Secondo questa teoria, ogni manifestazione è regolata da una legge semplice, quella del ritmo a due tempi: in ogni fenomeno esiste un tempo attivo e un tempo passivo, un’alternanza delle fasi ascendenti e delle fasi declinanti della due forze. L’ordine universale è costituito dall’equilibrio di questi due principi complementari, o più precisamente dalle loro mutazioni dato che ognuno si interscambia periodicamente nell’altro. La realtà viene considerata come un’armonia dei contrari, e tutti i contrari possono essere ricondotti all’unità.

Riassumendo, il principio dualistico si fonda sull’intuizione che la vita è un processo e le cose, i fenomeni e gli esseri sono in una condizione di scambio dinamico. Tutto l’universo pare regolato da categorie polari: inizio e fine, vita e morte, ascensione e discesa, espansione e contrazione, vuoto e pieno, maschio e femmina ecc. Il processo non è altro che un movimento tra questi poli dell’universo, e ogni movimento oscilla continuamente dall’estremo al suo opposto.

Panta rhei in versione cinese?

Immagine: a sinistra varie rappresentazioni errate dell taijitu, a destra la rappresentazione corretta. Fonte: qua, modificata.