Telefonini in classe

Negli ultimi anni la diffusione degli smartphone in Cina è sempre più ampia: a settembre 2020 gli utilizzatori erano circa 1,6 milardi, più della stessa popolazione cinese; la diffusione è talmente completa che il mercato può essere considerato sostanzialmente saturo.

Tra i più assidui e competenti utilizzatori ci sono naturalmente i giovani in età scolastica (in Cina sono circa 200 milioni) che usano i cellulari non solo per telefonare a casa, ma anche per fare e scambiarsi foto, frequentare i social media e persino per partecipare alle lezioni online e svolgere i compiti nel periodo della pandemia.

Ma con la riapertura ormai consolidata delle scuole, si è riproposta la questione, sulla quale già da tempo si discute, se sia o meno opportuno permettere agli studenti di portare il loro telefonino a scuola.

Il tema è discusso in rete nelle sue diverse posizioni già da molti anni come dimostrano i vari articoli sui benefici o danni dei cellulari a scuola, e le autorità hanno ben presto esaminato il fenomeno. Tra i benefici più condivisi c’è la constatazione che la competenza nell’uso della tecnologia personale è indispensabile nella società attuale, e incentivarne la conoscenza e la pratica costituisce un beneficio; un’altra considerazione è che i cellulari, se usati in modo opportuno, permettono di entrare a contatto con amici, esperienze e applicazioni stimolanti, formative, e altrimenti irragiungibili. Inoltre in Cina i cellulari sono il principale mezzo di pagamento, e questo è particolarmente comodo per i più giovani, che così non rischiano di perdere il denaro o di essere derubati.

D’altra parte i moderni smartphone, e in particolare i giochi e i social network installati, possono creare dipendenza e isolamento, possono essere veicolo di bullismo e influenzare negativamente i risultati scolastici e persino la formazione della personalità.

In Cina fino a poco tempo fa non c’era un codice adottato in modo uniforme, alcuni istituti richiedono agli studenti di consegnare il cellulare all’ingresso, altre arrivavano a distruggere quelli che vengono trovati furtivamente. L’argomento è all’origine di numerosi contrasti tra le varie parti.

Nell’estate 2018, una delegata dell’assemblea nazionale, Wang Jiajuan, lei stessa preside di una scuola superiore, auspicava un divieto formale come quello approvato in Francia poche settimane prima. Secondo la sua esperienza, molti alunni utilizzano in modo improprio il cellulare anche durante le lezioni, e questo costituisce un danno in primo luogo per loro.

La preside Wang aupicava un provvedimento netto come quello francese, però diversi esperti legali sostenevano che in Cina la situazione fosse molto diversa dalla Francia, e non sarebbe stata possibile una simile efficacia. Nel dettagliato articolo della Xinhua si considerano analoghe iniziative di vari Paesi europei e orientali e viene citata anche la direttiva 104 del 2007 italiana, una fra le più precoci e rigide.

Un primo provvedimento cinese è stato pubblicato nell’aprile 2018, è una circolare urgente del ministero dell’istruzione, e mirava a limitare l’uso dei cellulari in particolare in riferimento alla dipendenza dai videogiochi. Poco dopo il ministero inviava una lettera alle famiglie, invitandole a prendersi carico dell’educazione dei figli relativamente ai cellulari e alla dipendenza dalla rete. Queste misure hanno aumentato la consapevolezza delle famiglie, ma non hanno avuto un effetto concreto, e anzi hanno sollevato diverse controversie tra studenti, scuole e famiglie non sempre presenti nel modo migliore rispetto all’educazione dei figli.

Sempre nel 2018 il ministero dell’istruzione in una circolare sottolineava come di anno in anno la capacità visiva media dei bambini e giovani stesse diminuendo, fissando degli obiettivi di miglioramento nel successivi cinque anni. In tale circolare si ribadiva la contrarietà a introdurre cellulari e tablet personali in classe e comunque l’invito a non eccedere nell’uso scolastico di schermi.

Naturalmente il problema, invece di risolversi, è stato acuito dalle misure di constrasto alla pandemia, durante la quale le scuole sono state chiuse a lungo, ma le lezioni si sono spostate sulle varie piattaforme online, come sintetizzato dalla formula “stop alle lezioni ma non allo studio” (停课不停学).

Lo scorso ottobre il ministero dell’istruzione ha pubblicato una risposta alla proposta dell’Assemblea nazionale, con la quale ribadiva la contrarietà a portare cellulari o tablet in classe, ma allo stesso tempo promuoveva l’uso e di attrezzatue informatiche nelle scuole e il miglioramento della didattica con il rafforzamento delle competenze digitali e di una didattica innovativa.

Il 15 gennaio scorso il ministero ha pubblicato una nuova circolare “sul rafforzamento della gestione dei cellulari da parte degli studenti” diretta a tutto il Paese, la cui premessa è l’osservazione di fenomeni negativi come il danno alla vista e la dipendenza da cellulare ai quali contrapporre la promozione dello sviluppo sano dei ragazzi.

La circolare precisa che non dovrebbero essere ammessi i cellulari personali all’interno delle scuole elementari e medie, a meno di avere il consenso delle famiglie; in tal caso queste possono richiedere per iscritto un’autorizzazione che permetta di portare il cellulare a scuola. Questo comunque all’ingresso verrà consegnato al personale scolastico addetto alla conservazione e salvaguardia, e restituito al termine delle lezioni.

Tra le altre misure, la scuola, a sua volta, dovrà organizzare un servizio di custodia ben funzionante e trasparente, con i relativi responsabili, istituire un telefono pubblico interno e un referente per le comunicazioni in ogni classe. Inoltre la scuola dovrà valutare la possibilità di adottare tessere elettroniche dello studente dotate di funzionalità telefoniche o altri metodi per permettere la comunicazione diretta tra studenti e famiglie. I compiti assegnati inoltre non devono prevedere lo svolgimento su cellulare.

La circolare fa riferimento anche alla comunicazione scuola-famiglia, con la condivisione di responsabilità e di comunicazioni; le famiglie saranno sollecitate ad esercitare il diritto e dovere di educazione e di guida dei minori, e di monitoraggio rispetto all’uso che questi ne fanno, in un lavoro congiunto con gli insegnanti. Le famiglie infatti vanno coinvolte in quanto, come in Occidente, tendono a giustificare i figli mettendosi in contrasto con la scuola.

Come riassume il commentatore Tong Qijun, i cellulari sono usati per copiare le verifiche, per guardare siti non adatti ai bambini, vengono usati di nascosto durante le lezioni e – a suo parere – danneggiano uno sviluppo sano e ostacolano l’autocontrollo. Lo stesso dispositivo a volte è un oggetto costoso, crea una competizione sterile tra compagni e rischia peraltro di essere rubato o perso creando un danno rilevante anche dal punto di vista economico.

Tuttavia, sostiene, se l’uso dei cellulari è inevitabile e persino utile a stimolare la creatività, il divieto di portarli a scuola è corretto, perché aiuta i ragazzi a concentrarsi sugli aspetti formativi più importanti per la loro età, il formarsi di un giudizio sul mondo e un sistema di valori personale. La circolare stessa è un potente strumento che dà autorevolezza a quanto richiesto dagli insegnanti.

Immagine: una classe elementare di Nanning guarda una lavagna interattiva. Fonte: qua, modificata.