Tendenze sull’obesità

Dopo gli anni di gravi carestie e malnutrizione degli anni del “Grande salto in avanti”, le generazioni cinesi successive hanno beneficiato di un apporto alimentare sempre miglriore in qualità e quantità, ma anche in termini di diversificazione dell’offerta. L’evoluzione economica e sociale ha portato a una sostanziale scomparsa di aree di malnutrizione, almeno nelle zone urbane; tuttavia l’obesità, un fenomeno fino agli anni ’80 del tutto minoritario, sta assumendo un’importanza sempre maggiore, fino ad interessare il 25% della popolazione, in particolare tra le fascie di età più bassa.

Il Ministero della Sanità cinese, come anche studiosi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e altri osservatori internazionali, hanno rilevato il rapido aumento del numero di persone in sovrappeso o obese, così come la parallela crescita di patologie a carico del sistema cardiovascolare e cerebrale.

Il motivo diretto della crescita dei casi di obesità è il cambiamento della dieta e delle abitudini: la dieta tradizionale, considerata una delle più salubri al mondo, era basata su verdure, riso, spaghetti e un modesto contributo di carne, ma adesso  va scomparendo, e l’evoluzione la porta a includere molti cibi occidentali e un maggior apporto di carne, oltre ad alimenti preconfezionati che contengono additivi, aromi artificiali e altre sostanze chimiche. Secondo le previsioni di Euromonitor, nel 2015 il mercato cinese di cibi lavorati e preconfezionati, snack e bevande, supererà quello degli USA; nella stessa ricerca si puntualizza che la crescita economica cinese ha reso molto più accessibili alimenti ricchi di grassi, sale e zuccheri.

Altra causa del diffondersi dell’obesità è la mancanza di esercizio fisico, legata anche allo stile di vita sempre più sedentario e al diffondersi della motorizzazione di massa. Lo stile di vita occidentale, però non ha un corrispettivo nelle condizioni di salute della popolazione, che ha iniziato a sviluppare molte delle patologie dei Paesi più sviluppati senza però beneficiare della consapevolezza e delle misure di prevenzione adottate in Occidente. Proprio l’implementazione di politiche efficaci da questo punto di vista è una delle sfide che deve affrontare la Cina.

Un’ulteriore e indiretta conseguenza dell’obesità è quindi il sempre più frequente ricorso ai farmaci, una necessità non sempre compatibile con le effettive condizioni economiche dei pazienti. Il problema è anche di ordine culturale: l’obesità era considerata in passato come desiderabile segno di benessere economico, mentre in realtà si tratta di una condizione patologica che oggi riguarda spesso le classi meno preparate, sia economicamente che culturalmente, ad adottare le necessarie contromisure.

Lo squilibrio nella correlazione tra aumento di ricchezza e obesità in Cina era noto già da diversi anni, e un recente articolo del giapponese Japan Times citato dalla stampa cinese ha rilevato che se nel periodo 2005-2009 il PIL cinese è raddoppiato, il numero di persone affette da obesità è più che quadruplicato, passando da 18 milioni a 100 milioni. Questa tendenza ha fatto dichiarare al noto pediatra Li Chengye che la Cina “è entrata nell’èra dell’obesità”.

Altri dati in merito sono quelli dell’Overseas Development Institute inglese, che mostrano come il tasso di crescita dell’obesità sia raddoppiato in 30 anni, superando di gran lunga quello dell’India, che nello stesso periodo ha visto crescere il tasso di obesità del 2% soltanto, attestandosi all’11%; attualmente quindi in Cina un quarto della popolazione è in sovrappeso quando non obesa.

A proposito di questi ultimi dati, una ricerca pubblicata sulla rivista medica “The Lancet” ha stimato che nel 2013 il numerio di persone obese in Cina, 62 milioni, rappresentava il 9% del totale mondiale, a una distanza non eccessiva dal primo Stato di questa classifica, gli Stati Uniti (con circa 87 milioni). Nello stesso studio si rilevava che il dato più preoccupante è il tasso di obesità tra i bambini maschi (6,9%), quasi il doppio rispetto a quello dei maschi adulti.

La preoccupazione è condivisa da altri organismi autorevoli: una ricerca pubblicata sul Journal of American College of Cardiology stima a sua volta che solo lo 0,2% della popolazione cinese goda di una salute cardiovascolare ideale, mentre l’Organizzazione mondiale della Sanità già nel 2006 ipotizzava una crescita di patologie (ictus, patologie di tipo cardiovascolare, diabete) legate al rapido aumento del peso. Attualmente l’OMS ipotizza che nel 2015 la metà della popolazione cinese sarà sovrappeso, e nel rapporto per il 2014 già si rilevava come nella fascia di età dagli 11 ai 17 anni l’80% dei ragazzi non pratichi attività fisica in modo sufficiente. Circa il 20% dei giovani soffre di ipertensione, e rischia complicazioni come l’insufficienza cardiaca.

Sempre secondo l’OMS, rischi così diffusi e le enormi spese che comportano nell’ambito della sanità e delle cure mediche potrebbero avere delle ripercussioni anche in termini di macroeconomia, e indebolire la ricchezza dello Stato nel suo complesso. Per esempio la società di consulenza farmaceutica IMS rivela che il mercato farmaceutico mondiale, che ha superato i 1000 miliardi di dollari, è trainato in gran parte dai paesi in via di sviluppo. In Cina il mercato farmaceutico cresce ogni anno del 20%, contro il 15% dell’India e l’11% del Brasile.

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Immagine: una mappa della Cina con i tassi di popolazione affetta da diabete, suddivisi per provincia. Fonte.