Vacanze cinesi, città e campagna

Un carro essenziale in Cina

Sul settimanale Qilu¹ Zhoukan è apparso pochi giorni fa un articolo intitolato “I padri che restano a guardia dei beni”, che inizia parlando dell’arrivo del periodo delle vacanze estive e su come questo si rifletta sulle nuove e vecchie generazioni.

L’estate, insieme al “Golden Week” (黄金周, la settimana di ferie in occasione della Festa di Primavera), è uno dei pochi momenti dell’anno in cui i cinesi possono partire per turismo.

Il numero di cinesi che viaggiano all’estero è in rapido aumento, parallelamente al miglioramento del tenore di vita: negli ultimi anni si è passati dai 31 milioni di viaggiatori nel 2005 ai 57 milioni previsti per il 2011, con una crescita annua di circa il 22%. I cinesi che viaggiano all’interno della Cina continentale sono comunque un numero molto maggiore, 1,61 miliardi (dato ufficiale del 2007), molti dei quali sono le decine di milioni di migranti interni – che tornano al paese d’origine.

Naturalmente le persone che possono permettersi di andare in vacanza sono i “colletti bianchi” e i “colletti dorati” (白领金领们), che rimangono una minoranza; l’autore dell’articolo ricorda che essi, partendo, si lasciano alle spalle il mondo familiare; volgendosi indietro, questo mondo corrisponde a quello rurale che hanno lasciato nel loro primo viaggio, quello che li ha portati in città, abbandonando non solo gli affetti (爹、娘), ma anche altri emblemi della semplice via rurale: il cane, le casupole, la terra, e il bufalo da lavoro, simbolo di un’epoca arcadica che tende a sparire.

L’autore moraleggia tra l’osservazione della vita frenetica e benestante dei giovani che hanno lasciato la campagna per andare a vivere in città, e quella operosa e faticosa degli anziani, i loro stessi genitori, che sono rimasti al paese natale per tutta la vita a sorvegliare la casa e a contatto con la terra; essi hanno condotto uno stile di vita immutato da secoli, sacrificandosi per i figli e a volte anche per i nipoti.

Il distacco ha reso possibile alle nuove generazioni il miglioramento delle condizioni di vita in quell’ambiente frenetico e chiassoso che è la città; ma nonostante tutto, le radici di tutti rimangono in quei luoghi.

I contrasti fra i due ambienti, presente e passato, dinamismo e conservazione, arricchimento rapido e dignitosa povertà, sono per l’autore un ritratto e una metafora dei grandi contrasti del mondo; e l’articolo si chiude mostrando delle scene di vita rurale comuni a gran parte dalla campagna cinese, dove la modernizzazione fatica a diffondersi. Da notare il “carro” minimalista dell’ultima foto, in pratica un semplice palo di legno con due ruote, adibito al trasporto dell’acqua.

Immagine: Credits

¹
Il nome deriva dall’appellativo tradizionale 齐鲁, che indica la provincia dello Shandong.