Soia che passione! 我爱黄豆!

黄豆: parola composta da due caratteri 黄 (huang –giallo) e 豆 (dou – fagiolo), indica in modo generico la soia, uno tra i legumi più diffusi nei paesi orientali.

Cibo dalle povere origini, frutto della terra e del sudore dei contadini che lo coltivano, la soia, legume dalle molteplici varietà e caratteristiche, è utilizzata da secoli in Cina principalmente come nutrimento per animali e uomini, ma anche come materia prima nel campo industriale e cosmetico.

Semi, germogli, lecitina, farine, olio, bevande: le forme con cui viene trasformata e assunta sono parecchie e sono in costante aumento. Basso costo produzione, ottimo profilo nutrizionale e versatilità hanno contribuito alla popolarità e all’espansione senza sosta della sua coltivazione.

In Oriente, la soia viene tendenzialmente consumata nella sua versione meno raffinata, ovvero sotto forma di fagioli (o meglio semi) lessati e poi cucinati; la soia è alla base di una bevanda (豆浆, in Italia comunemente chiamata latte di soia) e viene usata anche come accompagnamento (la onnipresente 酱油  salsa di soia), o ancora come base per la preparazione di altri piatti tra cui il famosissimo tofu, 豆腐.

A buon mercato, disponibile ad ogni angolo, presente quotidianamente nelle tavole cinesi, la soia è, a ragion veduta, una delle regine della cucina orientale, paragonabile a cibi come la pizza, il pomodoro o il caffè per l’Italia.

Questo legume disponibile in diversi colori (semi verdi, rossi e gialli sono i più venduti) ha acquisito negli ultimi decenni sempre maggiore notorietà anche in Occidente, scatenando in pochi anni un vero e proprio trend di diffusione di questo prodotto pressoché sconosciuto fino alla fine del secolo scorso.

Cotolette, gelati, yogurt, formaggi, polpette e altri prodotti stanno riempiendo gli scaffali dei supermercati, non più soltanto tra il cosiddetto cibo etnico, ma pressoché in ogni reparto (dai primi ai dolci) l’ingrediente soia si trova oramai con facilità.

Ma come si spiega quest’improvvisa impennata di generi alimentari a base di legumi, e in particolare di soia? A sentire i media occidentali, pare essere un “super-food” ovvero uno di quei prodotti che viene portato alla ribalta per proprietà talmente importanti, da apparire quasi prodigiose. Una specie di panacea per tutti i mali. Sorte capitata non molto lontano nel tempo anche a zenzero, alghe e bacche di Goji, ormai passate nel semi-dimenticatoio, visto che la ruota non si ferma e a questo giro si è concentrata sul legume cinese per eccellenza.

La soia è sicuramente un buon prodotto sotto il profilo nutrizionale, come molti altri del resto, ma l’alone di notorietà che la sta investendo negli ultimi tempi, è dovuto soltanto al suo contenuto di proteine, fibre e antiossidanti?

Come solevano ripetere gli antenati, e come dimostrano a suon di esperimenti i ricercatori moderni, i cibi poveri, semplici e prodotti dalla terra, sono quelli che nutrono in modo più sano e genuino. Non serve niente di troppo raffinato per vivere bene e curare il proprio corpo. Verdura, frutta, legumi, riso sono parole ricorrenti nelle indicazioni di qualsiasi nutrizionista, ed erano ciò che sfamava ogni giorno le generazioni nate precedentemente alla nascita dei fast-food e del cibo surgelato-pronto in due minuti di microonde.

Il popolo cinese, che da tempi remoti, si serve delle proprietà della soia per far crescere i suoi pargoli, si guarda bene dal creare dei surrogati di cibi generalmente costituiti da altri ingredienti, facendone una soia-version.

Il gelato di soia, lo yogurt di soia, la cotoletta di soia, il cappuccino di soia, le polpette di soia e via discorrendo, sono solo pochi dei cibi che si trovano sulle tavole italiane (ma anche europee e americane) a spartire spazio nel piatto con cibi molto più tipici dello Stivale quali affettati, pasta, olio d’oliva e formaggio. Ma questi prodotti nella terra mandarina non si trovano: sono frutto dell’inventiva di qualche genio occidentale, che con audacia e fantasia, ha cavalcato l’onda di un ingrediente molto pubblicizzato, trovando una molteplicità di forme con cui commercializzarlo.

Ed ecco che il marketing si è sperticato nella promozione di questo prodotto dalle qualità miracolose, che venendo da lontano, oltre alle qualità organolettiche, porta con sé quell’aura di esotico, che tanto piace a chi vuole spezzare la routine quotidiana spiando come se la passano i vicini d’oltreoceano.

Sarà che l’erba del vicino è sempre più verde, ma tutta la bontà di questa meraviglia andrebbe forse indagata meglio prima di mettere nel carrello certi cibi, che fan sicuramente il piacere dell’occhio, vista la presentazione sempre curatissima, ma magari un pochino meno dello stomaco, che poco si premura della forma ma molto invece del contenuto di quel che gli passa attraverso.

Chissà se a qualche bizzarra mente orientale verrà mai l’idea di ricreare prodotti cinesi partendo da un ingrediente tipicamente occidentale. Alla prossima frontiera ci aspetteranno gli spaghetti di mozzarella?

Immagine: soia cruda e una delle numerose varianti di tofu. Fonte, modificata.