Hellooo! 哈哈哈

Hello: termine inglese indicante una forma di saluto in contesti per lo più informali.

Vocabolo di provenienza anglosassone, negli anni diffusosi praticamente in qualsivoglia località, si utilizza, anche nella versione Hi, per accompagnare un cenno e/o un gesto di saluto.

In Cina, la parola Hello è quanto mai popolare, e non soltanto tra chi intraprende lo studio della lingua inglese e prova a pronunciare qualche frase durante le prime sudate lezioni di conversazione, ma anche tra la gente comune, poco o per nulla istruita, in cui si incappa fortuitamente per la strada. Hello è il primo approccio allo straniero, a chi ha dei tratti somatici visibilmente non cinesi, quindi non ci si riferisce alla popolazione coreana o giapponese, ma generalmente il richiamo è agli occidentali 欧美 (letteralmente europei/americani) dalla pelle bianca e dagli occhi grandi.

Oltre che essere l’inizio di un dialogo, spesso e volentieri, tra i giovani pronunciare la parola Hello è un modo per dimostrare la loro apertura, il loro interesse e la loro insanabile curiosità verso il mondo esterno, verso quell’Ovest sognato e immaginato tramite il web, la tv e i canali social riversatisi a macchia d’olio, nonostante la censura e lo stretto controllo governativo dell’informazione dell’ultimo decennio.

In presenza di visi occidentali, spesso i giovani cinesi mentre parlano del più e del meno inseriscono nei loro dialoghi parole inglesi, brevi espressioni, e scherzando provano a imitare i coetanei d’oltremare come per dare un tono di respiro internazionale ai loro scambi comunicativi. Scherno e scherzo si mescolano in un chinglish che ben rappresenta quella mistura confusa di concetti, modelli e tradizioni in bilico tra locale e globale, tra classico e moderno, tra Oriente e Occidente.

Altra questione è quella invece dell’uso dell’espressione Hellooo! (con tipico strascichio della O finale) da parte di persone che non masticano per nulla la lingua della globalizzazione, ma che se ne servono per fini diversi. Situazione-tipo: persona straniera dai tratti per comun sentire abbinati ad europei e americani, che si trova, suo malgrado e apparentemente senza motivo, attirata a voce alta da quel famigerato Hellooo! seguito a ruota da una sonora risata e da due occhi sbarrati e incuriositi tesi a fissarla.

Basta la sola presenza fisica o la pronuncia di poche parole per catturare il centro dell’attenzione, per sentirsi oggetto di attenzioni e lusinghe senza aver compiuto azioni o aver messo in atto comportamenti degni di nota.

Oltre alle zone interne del paese e alle campagne più lontane dalla costa, sono ancora molti i luoghi, anche nelle metropoli da milioni di abitanti, dove veder lo straniero fa notizia, stimola interesse e spinge ad avvicinarsi, non tanto per intraprendere realmente un dialogo (cosa praticamente impossibile se lo straniero non conosce la lingua cinese), ma solo per scrutare più da vicino quel corpo esotico ed insolito portatore di tratti bizzarri.

C’è chi non si limita a fissare con occhi spalancati e bocca aperta l’occidentale, ma osa far un passo più audace, ovvero toccare la pelle, le ciglia o i capelli di chi può sentirsi a volte adulato a volte infastidito da così tanta curiosità e così poca delicatezza. In zone remote (ma non solo), può capitare anche che venga chiesto allo straniero di fare una fotografia insieme, di lasciare all’autoctono un ricordo tangibile di quell’incontro da appendere in salotto o da sbandierare alla prima riunione di famiglia.

Chi attua questo genere di comportamento non si preoccupa troppo di quale possa essere la sensazione del destinatario alle suddette attenzioni, non lo ritiene un qualcosa di maleducato o impertinente, ma lo considera più un siparietto divertente e anomalo che sottolinea la diversità di quel giorno rispetto al naturale scorrere della quotidianità.

Per lo straniero, questo genere di situazioni può essere vissuto con imbarazzo o meglio con sgomento, in quanto è difficile immaginare che nel 2016 ci siano ancora persone che non hanno mai incrociato qualcuno dai tratti somatici diversi da quelli dei propri antenati. Ma allo stupore iniziale, può seguire un sorriso bonario e divertito da parte  di chi, senza essere un VIP, si sente ammirato ed apprezzato come un attore di Hollywood sulla Croisette di Cannes.

Nonostante l’emigrazione in Cina negli ultimi anni sia aumentata a dismisura e la presenza di individui provenienti da altri continenti non sia più cosa rara, la figura dello straniero è ancora oggi motivo di richiamo agli occhi di molti locali. Pelle bianca, occhi chiari, capelli mossi, ciglia lunghe sono alcuni dei tratti più salienti che incantano chi ha visto quelle caratteristiche in giganti manifesti pubblicitari che hanno invaso ogni angolo delle loro città ma non ci si è mai imbattuto di persona o in carne ed ossa. Tra Internet, televisione e brand internazionali, lo stereotipo dello straniero più diffuso è emblema di successo, ricchezza e sviluppo, triade di obiettivi famelicamente sponsorizzati dall’ideale governativo del “sogno cinese”. Riservare un saluto a chi incarna il simbolo di tutto ciò non può che essere considerato più che doveroso.

Rong Jingling

Rong Jingling, antropologa, sinologa, e di natura fondamentalmente curiosa. Sguardo aperto e occhi dischiusi a cercare l’orizzonte, proprio come un aquilone lasciato in balia del vento.  

Immagine: un bambino in un classico gesto di approvazione e saluto. Fonte. Licenza CC BY-SA 2.0