Prosit! 干杯

Per i latini c’era Prosit.

Per gli italiani Salute!

E per i cinesi? È proprio vero che i cinesi dicono Cin Cin?

Parliamo di brindisi.

Alzare un calice verso l’alto, far sì che i bicchieri si tocchino e bere tutti insieme è un gesto pressoché universale. Il brindisi può essere una forma di saluto, un augurio o un festeggiamento per la buona riuscita di un’impresa. Ad accompagnare il tintinnio dei calici è consuetudine pronunciare motti o frasi, composti in genere da poche parole, per propiziarsi la fortuna.

Tempi addietro, in Italia era popolare il termine Prosit!, letteralmente Che sia di giovamento – dal latino “prodesse”, ovvero “giovare”. La versione italiana è traducibile con Alla salute o alla tua!

Oltre ai termini derivati dagli antichi romani, c’è un suono onomatopeico, per i più dalle sconosciute origini, che si pronuncia con frequenza durante feste e anniversari. Chi non ha mai gridato un bel Cin-Cin con un prosecco tra le mani?

La sua origine pare essere il verbo cinese “请” (qing, chiedere/invitare), che in forma raddoppiata “请请” corrisponde al nostro “prego, prego”. Diffusosi tra i commercianti europei che frequentavano il sud della Cina, divenne popolare in abbinamento al suono dei bicchieri alzati al cielo in segno di festa. Una versione più poetica sostiene che il suono derivi invece dalla parola “亲” (qin, bacio): il tocco dei bicchieri rappresenterebbe un bacio metaforico tra chi si trova a riempire il calice e a berlo in compagnia.

In Cina, come in Italia, le occasioni per brindare sono molteplici, sia di natura privata, che di natura sociale. Si beve tutti assieme per un compleanno, un anniversario, una festa tra amici, una promozione o una celebrazione formale. Anche le riunioni lavorative o la conclusione di un affare possono essere festeggiate con un brindisi. O meglio dire, con una serie di brindisi.

Sottrarsi a questo rito collettivo non è ben visto. Soprattutto se si tratta di circostanze formali, quali l’invito di un capo o di una persona a cui è dovuta una certa deferenza. L’astemio rischia di essere considerato poco rispettoso del festeggiato se non “svuota il bicchiere” quando viene invitato a farlo.

Tra i cinesi, non ci si scambia il classico Cin Cin, ma la parola tanta acclamata tra bicchieri di birra e superalcolici è “干杯” (ganbei).

干 (gān) è il verbo “asciugare”, “rendere secco” mentre 杯 (bēi) è “bicchiere, coppa”. La traduzione letterale è di conseguenza “svuotare il bicchiere”, come dire alla goccia in italiano.

Viene considerato bizzarro chi non si presta a questa cerimonia di ubriacatura collettiva che sono i brindisi cinesi. I vari 干杯 si susseguono uno dopo l’altro, e sottrarsi è piuttosto complesso. Soprattutto se chi officia il rito è una persona dal rango sociale elevato. Non accontentare la sua richiesta di brindare con il bicchiere pieno può essere letto come un tentativo di fargli perdere la faccia (丢面子). Con conseguenze che possono diventare molto serie.

Meglio condividere il momento di festa e prepararsi al risveglio con un cerchio alla testa il giorno successivo.

Il sacrificio di una serata potrebbe rivelarsi fruttifero per consolidare la propria rete di relazioni, le 关系, essenziali metro di giudizio della reputazione di una persona in territorio cinese.

Il rituale del brindisi, sia dal punto gestuale che verbale, può essere più o meno elaborato e più o meno formale.

Può essere accompagnato da frasi o motti diversi, ma alla base rimane sempre lo stesso concetto: la trasmissione di un benevolo messaggio nei confronti della cosa o della persona portata in celebrazione con l’innalzamento dei calici. Di conseguenza, meglio non fare un passo indietro, ma mostrarsi partecipi e collaborativi. E – perché no – proporre un brindisi riempiendo per l’ennesima volta il bicchiere a suon di “干杯干杯!”.

 荣 晶 玲

Immagine: una compagnia pronta al brindisi. Fonte.