Il processo penale nella Cina contemporaea

Tribunale nella provincia del Sichuan

In questi giorni si è tenuto il quarto Plenum del Partito Comunista Cinese, un incontro della massima importanza in quanto le decisioni prese in quella sede diventano le linee guida della politica cinese nel suo complesso. Questo Plenum è stato convocato sul tema “lo Stato di diritto”, e il comunicato finale annuncia una generale revisione del ruolo e delle modalità di azione del potere giudiziario in Cina, con un ulteriore adeguamento agli standard internazionali e una progressiva emancipazione dalle interferenze esterne, in particolare quelle delle autorità locali.

In occasione del Plenum tutti i siti principali hanno dedicato parecchio spazio agli approfondimenti, anche perché il tema è molto sentito in Cina: le inefficienze e le storture di un sistema ancora immaturo sono infatti una delle origini del malcontento che il presidente Xi Jinping sta cercando di arginare, in primo luogo con una capillare campagna contro la corruzione dei funzionari.

Il sito Sohu.com ha pubblicato una breve storia dell’evoluzione del processo penale in Cina a partire dall’instaurazione della Repubblica Popolare ad oggi. Alcune fasi e pratiche del passato oggi appaiono del tutto inccettabili, e nell’articolo viene messo in evidenza come alcuni periodi si possano considerare inumani. Ecco un estratto dell’articolo.

La fondazione della nuova Cina, 65 anni fa, è momento in cui si può fissare l’origine del sistema legale cinese, che da allora a oggi ha attraversato periodi molto diversi, dall’impeto giustizialista alla nascita delle attuali garanzie anche per gli imputati di crimini gravi. La lenta transizione da un sistema legale in funzione di strumento di potere fino alla sua indipendenza è evidente dall’esame di tre aspetti centrali del processo penale: la designazione dei giudici, dalla sola idoneità “politica” all’attuale professionalizzazione; l’avvocato difensore è passato dall’essere una figura marginale o addirittura assente a un diritto basilare; l’imputato ha adesso la posizione di “sospetto” dopo essere stato per molto tempo il “colpevole”.

Dopo la fondazione della Repubblica Popolare, lo standard utilizzato per i giudici di ogni grado era la loro inclusione nell’amministrazione: il posto di giudice veniva occupato da esperti in diritto provenienti dai quadri dell’esercito o al massimo da personaggi di rilievo provenienti dalle classi proletarie, secondo la dottrina della “dittatura del proletariato”. Tuttavia questo sistema, focalizzandosi sull’ortodossia politica, non richiedendo studi giurisprudenziali ed essendo lacunoso anche sotto altri aspetti, creò problemi oggettivi all’amministazione della giustizia. Per ovviare a questi problemi fu vietato di impiegare personale militare per le funzioni di giudice, tranne nei casi di una pregressa formazione sistematica in studi di legge.

Essendo il tribunale uno strumento della dittatura del proletariato, anche l’avvocato difensore perse importanza, riducendosi a una presenza formale e priva di efficacia. Per esempio, in un processo celebrato nel 1955, l’avvocato che difendeva un uomo accusato di reati politici venne a sua volta accusato di usare la sua eloquenza per opporsi alla volontà del popolo. L’avvocato fu quindi incriminato come “oppositore di destra” e arrestato, infine morì per i maltrattamenti subìti durante la detenzione, mentre il suo cliente veniva condannato a morte.

Verso la fine degli anni ’50 il sistema legale iniziò a subire ulteriori contraccolpi, come anche la figura degli avvocati, che per i successivi vent’anni praticamente sparirono dalla storia della procedura penale. Il sistema della difesa fu ripristinato solo in seguito al decreto del 1979 “Sul lavoro degli avvocati”. In questo intervallo di tempo gli avvocati difensori dell’imputato non erano ammessi alle udienze, in un quadro di annullamento dei diritti basilari dell’imputato. In seguito, in piena Rivoluzione Culturale, dai tribunali di tutta la Cina anche le udienze scomparirono per essere rimpiazzate dalle sedute pubbliche di critica.

Solo dopo che la Banda dei Quattro fu sgominata si potè riavviare un processo di democtratizzazione e di costruzione di un sistema legale, riportando la giurisprudenza su un percorso più sano. Il processo stesso alla Banda, tenuto nel 1981, segnò una svolta importante e fu considerato “il processo del secolo”. In quell’occasione l’avvocato difensore tornò ad essere presente alle udienze, e fu ricostruito il sistema della difesa. Durante il processo anche Jiang Qing, la vedova del presidente Mao, era affiancata da un avvocato, ma visti i suoi gravi crimini questo diritto non fu accettato facilmente dall’opinione pubblica.

Nel primo periodo dall’avvio delle riforme economiche, alcuni casi criminali che avevano avuto una forte influenza scossero i vertici del partito. Nel 1983 Deng Xiaoping lancia la campagna “colpire forte”, che prevedeva una serie di misure molto severe, come l’applicazione estensiva della pena di morte, la rinnovata “scomparsa” dell’avvocato difensore, e la cancellazione di alcune garanzie dell’accusato in caso di crimini gravi e comprovati.

Nonostante le obiezioni di un importante giurista, il sistema del “colpire forte” rimase in vigore 13 anni, e portò alla condanna a morte di almeno 10000 persone, tra le quali sicuramente molti innocenti. Una delle forme in cui si manifestava lo spirito del “colpire forte” era l’aspetto esteriore degli accusati, che venivano fatti presentare alle udienze con la testa rasata e con indosso l’uniforme carceraria, segni visibili della presunzione di colpevolezza.

Dopo la fine della campagna “colpire forte” il processo penale è ritornato su un terreno più razionale. Le evoluzioni più recenti sono andate verso la concessione di maggiori diritti agli imputati, che adesso hanno degli standard in qualche modo paragonabili a quelli occidentali, a partire dalla presunzione di innocenza, il diritto a scegliersi un avvocato e il diritto di scegliere l’abbigliamento. Le differenze rispetto al passato sono evidenti anche grazie al fatto che i processi più importanti vengono trasmessi dagli organi di informazione o anche via internet.

Il diritto di indossare abiti civili non è concesso soltanto a funzionari decaduti, e il codice di procedura penale specifica che questo diritto discende dal considerare l’accusato innocente fino al giudizio, come succede spesso all’estero, anche per permettergli di affrontare il processo più serenamente; d’altra parte la rasatura del capo e l’uniforme carceraria agli imputati corrispondeva a una abitudine che non era mai stata formalizzata.

L’avvocato stesso ha subito una importante evoluzione, anche in seguito all’apertura della Cina all’economia di mercato e all’adozione di un sistema di diritti-doveri più equilibrato. L’avvocato è passato quindi da funzionario dello Stato a libero professionista, e gli è permesso esercitare anche in studi associati e di operare al di fuori dei tribunali, come per esempio nel caso degli arbitrati.

Lo sviluppo della professione è evidente prendendo in esame il numero di avvocati, che durante gli anni ’90 erano circa 6000 in tutta la Cina, mentre adesso superano i 20000. Nonostante la professione di avvocato sia tra le più ambite, il suo prestigio e considerazione sono però ancora limitati, almeno nel caso dell’avvocato penalista, un lavoro considerato “a rischio”. Molti avvocati difensori di persone accusate di gravi crimini sono infatti stati a loro volta incriminati in vario modo e incarcerati.

Anche il giudice, col passare del tempo ha allentato i legami con l’inquadramento nell’amministrazione: la tendenza attuale è quella di privilegiare la competenza e l’etica professionale e il persorso di formazione giurisprudenziale oltre ai requisiti classici del funzionario. Lo sviluppo attuale va quindi verso la valorizzazione della professionalià e del merito.

Immagine: un tribunale itinerante (巡回法庭) allestito nella contea di Daying, nel Sichuan. Fonte: il sito del tribunale.