Passeggeri, diritti negati e proteste

Alcune settimane fa, all’aeroporto Pudong di Shanghai alcuni passeggeri hanno organizzato una eclatante protesta: furiosi per l’eccessivo ritardo del loro volo e insoddisfatti di una proposta di indennizzo considerata troppo bassa, venti di loro sono riusciti a sfuggire ai controlli e hanno occupato la pista dell’aeroporto per alcuni minuti. Dopo tre giorni, una scena simile si è ripetuta Canton per motivi analoghi. In entrambi i casi il ritardo era stato originato da cattive condizioni meteorologiche, quindi non imputabili direttamente alle compagnie aeree, che tuttavia hanno concesso indennizzi di 1000 yuan, il doppio di quanto dovuto per regolamento.

Questi eventi hanno avviato una serie di riflessioni sulla scarsa sensibilità delle compagnie aeree per i diritti dei passeggeri, ma anche sul modo ancora immaturo di gestire questo genere di vertenze quando pure esistono dei diritti riconosciuti e un sistema di compensazioni. La sensazione di alcuni commentatori è quella che alcune consuetudini dello stato di diritto siano ancora lontane dall’essere messe regolarmente in pratica, e che le proteste servano per lo più a sfruttare il più possibile una posizione di forza.

Ecco una riflessione del China Newsweek.

Recentemente a Shanghai e Canton si sono verificati due “blocchi ai voli”: il ritardo degli aerei, unito allo scontento per le compensazioni offerte dalle compagnie, ha spinto i passeggeri a occupare per protesta le piste dell’aeroporto. Secondo le consuetudini, se la causa dei ritardo sono le condizioni del tempo, la compagnia non è tenuta a pagare rimborsi. E in caso di rimborso, per un ritardo superiore alle quattro ore, la cifra standard è di 500 yuan. Da quanto si è appreso, in considerazione del ritardo troppo prolungato, la Shenzhen Airlines (nel caso di Shanghai) ha concesso invece 1000 yuan a persona.

Il problema è che bloccare l’aeroporto non solo è pericoloso, ma è vietato dai regolamenti, e costituisce un danno per la sicurezza pubblica. Tuttavia, bisogna chiaramente riconoscere che si è trattato di un’esplosione collettiva che i passeggeri hanno messo in atto contro la compagnia aerea per difendere i loro diritti. Succede spesso che in casi di ritardo i passeggeri siano trattati freddamente da parte delle compagnie, però stavolta l’esito della loro collera ha avuto ripercussioni negative sull’interesse pubblico.

Se una protesta di questo genere ha sicuramente un’efficacia immediata, con il risultato di ottenere una compensazione maggiore di quanto previsto dai regolamenti, attuare la strana politica del “più rumore uguale maggiori rimborsi” porta però a non considerare l’importanza delle relative regole scritte, ma a fissare l’attenzione all’entità del disturbo delle manifestazioni.

Negli ultimi tempi, molte azioni per la difesa dei diritti che hanno avuto buon esito non hanno fatto leva sui regolamenti e sui diritti garantiti dalla legge, ma sull’astuzia e l’inventival. Così si creano proteste eclatanti senza però considerare se viene recato danno all’interesse generale. Ne è un esempio l’occupazione delle piste degli aeroporti, situazione in cui vengono calpestate le regole e l’ordine, e che sono di pessimo esempio per la società.

In effetti però, che si consideri il metodo illegale adottato dai passeggeri, o la poca logica delle compensazioni offerte dalla compagnia, il punto è che il sistema è lontano dall’essere perfetto. Secondo le regole, in caso di maltempo la compagnia non deve assumersi responsabilità: il problema però è, come possono i passeggeri essere sicuri che la causa del ritardo sia proprio il tempo e non un fattore umano?

Quindi è necessaria una buona trasparenza dell’informazione, altrimenti è difficile che gli utenti possano fidarsi delle compagnie. Ancora più importante è il fatto che essenzialmente queste regole non contemplino il diritto di replica dei passeggeri. Per mettere d’accordo le due parti è quindi necessario un sistema ragionevole e che garantisca il rispetto degli interessi di entrambi.

Il genere di episodi occorsi a Shanghai e Canton non sono soltanto un campanello d’allarme per le compagnie aeree, ma devono anche far riflettere i passeggeri. A detta delle prime, le regole dell’aviazione civile sui ritardi e le richieste di rimborso richiedono un esame completo e ragionevole. Per quanto riguarda i passeggeri, la tutela dei loro diritti è riconosciuta dalla legge, ma la modalità di difesa di questi diritti deve a sua volta rispettare la legge, senza prendere in ostaggio l’interesse pubblico. Altrimenti se a causa di uno eccesso di rabbia vengono superati i limiti di legge, la difesa dei diritti si trasforma in un sopruso illegale.

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