Fiori di Chengdu

La città di Chengdu, capitale del Sichuan, è una città il cui sviluppo sta avvenendo con un passo relativamente più lento rispetto alle metropoli della fascia costiera; allo stesso tempo, la città si sta conquistando un suo spazio anche per quanto riguarda lo stile di vita, per esempio lanciando nuove mode.

Da qualche tempo tra i giovani dei quartieri più in vista si sta diffondendo una semplice invenzione, e il successo è tale da guadagnarsi alcune recensioni anche su media internazionali.

Come racconta il sito Sohu.com, in questi giorni in vari posti tra i più turistici della città si possono vedere delle persone che portano sulla testa delle piccole piante, esili come se fossero cresciute nell’arco di una notte. Vengono chiamate “cerchietti dai fiori di soia”. Il fenomeno è cresciuto velocemente, ed è arrivato fino a Pechino e addirittura è stato adottato alcuni personaggi della TV e del cinema.

Naturalmente si tratta di un fenomeno commerciale, che assicura discreti guadagni grazie a un’ampia varietà di prodotti, che vanno da semplici fiori a girasoli, funghi, bambù, ed altre forme ancora. Il luogo di produzione di gran parte di questi accessori è lo Zhejiang: i grossisti in pratica si procurano semplici fermagli o cerchietti e fiori di plastica, li assemblano in proprio e li vendono ad un prezzo che all’ingrosso è di circa 0,3 Yuan, ma che si decuplica nella vendita al dettaglio al consumatore finale.

Sebbene il prezzo finale sia comunque esiguo, in quest’ultimo mese i rivenditori, sia quelli di tipo tradizionale che quelli su Taobao, il sito di vendite online, hanno realizzato ottimi guadagni. Alcuni avrebbero fatturato più di 200000 Yuan in un mese. Gli stessi ambulanti assiepati nelle strade centrali di Chengdu espongono prezzi intorno a 5 Yuan ogni pezzo, e dichiarano di venderne circa una sessantina al giorno.

Questo curioso accessorio è indicato per uomini e per donne di ogni età, anche se è utilizzato soprattutto da ragazze e bambini. I commenti degli stessi cinesi vanno dal divertito al sarcastico: a molti ricorda un usanza di età imperiale secondo la quale si intrecciavano dei fili di erba e li si poggiava sui capelli degli schiavi o schiave da vendere. In questo caso sembra che ognuno si metta in vendita spontaneamente.

L’origine di questa moda è probabilmente dovuta all’imitazione di alcuni personaggi di fumetti molto noti in Cina, come il capovillaggio del cartone animato Xi Yangyang, una pecora che effettivamente mostra spesso due foglioline spuntare tra la lana della testa. Su vari siti internet vengono proposte altre origini, ma in ogni caso il sucesso dell’iniziativa si può spiegare inquadrandolo nella subcultura meng (萌), una parola di origine giapponese che si riferisce ad atteggiamenti e a un immaginario ostentatamente “carino” e naïf.

Immagine: fonte.