Matrimonio in stile cinese

L’istituto del matrimonio nella Cina tradizionale ha sempre avuto un’importanza determinante nel preservare la stabilità familiare e sociale. In un breve documentario preparato dalla Xinhua viene ripercorsa la storia del matrimonio in Cina nell’ultimo secolo, accompagnando la narrazione con fotografie d’epoca e con citazioni storiche.

Il servizio è pubblicato in una sezione del sito che pubblica documenti dagli archivi storici, dando l’opportunità di osservare le fonti dirette. Ecco un estratto dalla trascrizione.

In ricchezza e povertà, in salute e malattia, il matrimonio si fonda sulla corrispondenza tra i due mondi dello sposo e della sposa, tra i loro valori, le loro attitudini e stili di vita; eppure questa affermazione, oggi probabilmente considerata ovvia, un secolo fa sarebbe stata percepita come sovversiva. I matrimoni combinati dai familiari, il fenomeno delle spose vendute, la poligamia, il concubinaggio, erano tutti retaggi della tradizione millenaria del sistema feudale, che umiliava le donne e le relegava ad un ruolo del tutto marginale.

Il segno di una svolta importante si ebbe nel maggio 1950, quando una ragazza di diciassette anni, Bai Suqing fece ricorso al tribunale chiedendo il divorzio dal marito: secondo le sue accuse, era stata venduta dai propri genitori al marito, il quale aveva subito iniziato a maltrattarla gravemente.

Una richiesta di divorzio da parte di una donna era una novità, in quanto il diritto di ripudiare il coniuge era concesso fino a quel momento soltanto all’uomo, mentre la donna era soggetta al rispetto di una serie di norme molto restrittive, che andavano dall’obbedienza al marito, al padre, ai figli, all’osservanza di standard morali e di “efficienza domestica” parecchio elevati. In sostanza la donna, una volta sposata, diventava di proprietà del marito, che ne disponeva a sua totale discrezione.

Nonostante queste premesse, il divorzio fu concesso dal tribunale, in base ai nuovi principi sanciti dalla legge sul matrimonio libero, da poco entrati in vigore con la “Legge sul matrimonio della Repubblica Popolare Cinese”.

Bai Suqing è stata fortunata: appena l’anno precedente, nella sola provincia di Shanxi, ogni mese in media 18 donne si toglievano la vita per l’impossibilità di ottenere il divorzio, e  ulteriori 20 erano maltrattate fino alla morte dalla famiglia del marito. Nel 1948 nel villaggio di Xibaipo, dove erano acquartierate  le truppe dell’Esercito di Liberazione e dirigenti comunisti, Liu Xiaoqi riunì nella sua abitazione un piccolo gruppo di sette donne, che stilarono la bozza della legge sul matrimonio della nuova Repubblica Cinese. Le componenti del gruppo erano delle rivoluzionarie maturate negli anni di guerra.

Si deve alla direttrice Deng Yingchao la norma che prevedeva che per chiedere il divorzio fosse sufficiente l’istanza di una sola delle due parti. Le vecchie convenzioni erano profondamente radicate nella società cinese, quindi occorreva una liberazione totale prima di potere cambiare le consuetudini. Fu questo il ruolo del “divorzio senza condizioni”, il principio che permise alla giovane Li Suqing di divorziare.

Il 13 aprile 1950 venne promulgata la nuova legge sul matrimonio, la prima legge quadro della Nuova Cina, che verteva appunto sul matrimonio e il divorzio. L’entrata in vigore della legge provocò estese conseguenze: durante i primi anni della Repubblica la maggior parte della popolazione era analfabeta e non aveva alcuna competenza legale, così le notizie sulla nuova legge circolavano in modo molto impreciso e confuso, specialmente nelle campagne. Così furono costituite appositamente delle piccole commissioni locali che si riunivano persino per le strade o tra i campi, incaricate di trasmettere i contenuti della legge.

L’autonomia nelle decisioni relative al proprio matrimonio, che oggi è un’ovvietà, a quell’epoca destava scalpore. La legge comunque non veicolava soltanto nuove norme, ma implicava un intero sistema di valori, compreso le modalità – finora quasi sconosciute – mediante le quali i giovani potevano e dovevano trovarsi un partner, come celebrare il matrimonio in base alle nuove norme.

Così le scuole serali e le classi di alfabetizzazione diventarono un luogo di socializzazione e incontro tra giovani. Se prima i requisiti per un accordo matrimoniale si concentravano su aspetti patrimoniali come il numero di stanze della casa dello sposo o sull’entità del “riscatto” da pagare alla famiglia della sposa, da quel momento si cominciò a informarsi – in prima persona – sull’appartenenza o meno alle varie organizzazioni popolari, del partito, o all’esercito, e cominciò ad acquisire importanza anche il livello culturale del partner.

Inoltre grazie alle nuove norme bastava farsi una fotografia di coppia e trovarsi di fronte all’ufficiale di stato civile per ottenere un certificato di matrimonio legalmente valido e stabilire così una nuova famiglia. Diversamente dalle cerimonie pompose del passato, che si concludevano con la separazione drastica e definitiva della donna dalla sua famiglia, quelle moderne erano molto spartane e partecipate, tanto che si diffuse la moda di celebrarle collettivamente.

Alla diffusione della legge matrimoniale contribuì anche il mondo dell’arte, con la creazione di opere teatrali e cinematografiche sul tema dell’amore, che ebbero un effetto molto forte sul pubblico, specialmente sui giovani. Il divorzio, ma anche gli stessi fidanzamenti non impegnativi e le seconde nozze, tutte situazioni un tempo considerate scandalose, divennero manifestazioni militanti e orgogliose della nuova mentalità antifeudale.

Partendo dal riconoscimento della libera scelta e dalla parità di diritti tra uomo e donna, la legge è stata emendata includendo per esempi la protezione delle categorie deboli. Il matrimonio veicola tutte le emozioni degli sposi, e osservando la sua evoluzione nella storia è possibile capire della nostra epoca: la legge non può assicurare la felicità, ma solo garantire libertà e diritti alle persone che la cercano, mentre è compito individuale ingegnarsi per raggiungerla.

Immagine: un certificato di matrimonio del 1955, con le fotografie degli sposi e tutta l’iconografica caratteristica dell’epoca. Nel corso degli anni anche l’aspetto e il contenuto dei certificati di matrimonio si è evoluto, passando da un semplice foglio intestato a ciascuno dei due coniugi alle versioni successive sempre più gradevoli ed elaborate. Fonte: qua, modificata.