Andiamo a mangiare! 一起去吃饭吧

Mangiare: dal latino manducare ovvero masticare; il verbo principalmente indica l’atto di saziarsi, gustare, immettere nel corpo alimenti di varia natura per nutrirsi.

吃: carattere cinese (chī) che corrispondente all’italiano mangiare, è formato da due parti 口 kou (bocca) e  乞qi (chiedere, mendicare), la sua composizione letteralmente significa bocca chiedere, e di traslato descrive l’atto dello sfamarsi.

Una delle prime impressioni che rimane stampata nella memoria di chi si reca nell’universo cinese, è quanto l’argomento cibo sia pervasivo. Ad ogni ora del giorno e della notte camminando per le strade, capita di imbattersi in spiedini di carne, frutta, semi, dolcetti, pannocchie e mille altre tentazioni già pronte per essere servite e consumate dall’ignaro passante che si trova irretito per pochi yuan da un languorino incontenibile.

La vista e l’olfatto sono incessantemente stimolati e pungolati da cartelli pubblicitari, mercati, negozi e da semplici individui che con orientalissima pazienza stanno seduti per ore e ore ai lati dei marciapiedi e che con banchetti più o meno improvvisati, tentano di vendere qualsivoglia genere di prodotto commestibile a chiunque gli capiti a tiro.

Superando il puro aspetto di soddisfazione di un bisogno fisiologico, il mangiare è barometro essenziale per valutare le relazioni sociali e affettive, per coltivare rapporti, è spazio di condivisione/decisione/confronto, per questo è considerato momento essenziale della vita delle persone.

Per prima cosa, mangiare è circostanza di natura sociale, cornice e scenario di tradizioni e usanze culturali che da un lato si tramandano di generazione in generazione, e dall’altro si rinnovano con il passare dei tempi, arricchendo con sempre nuovi elementi il più antico dei rituali.

Ecco i costituenti fondamentali: tavolo rotondo, niente coltelli, cibo già tagliato in pezzi disposto al centro dei commensali, una ciotola di riso bianco e le due famigerate bacchette per ciascun partecipante. A differenza che in Occidente, i compresenti ad un pasto condividono chiacchiere e pietanze, non c’è un piatto per ognuno, ma tanti piatti per tanti individui, che mescolano parole e bacchette, e mentre riempiono gli stomaci, cementano relazioni.

Non c’è la suddivisione del cibo in antipasto-primo-secondo-contorno-dolce, le diverse pietanze vengono presentate una accanto all’altra in uno stesso tavolo contemporaneamente, sono poi i commensali che prendono con le loro bacchette il cibo e lo assaporano passando per la propria ciotolina di riso. In questo modo, si annullano le differenze, e ci si interseca nei medesimi spazi scegliendo cosa far proprio di quanto a disposizione di tutti.

A tavola ci si incontra, si prendono decisioni, si discute d’affari: stare seduti faccia a faccia è pretesto e occasione per rinforzare legami, stringere nuove amicizie, forgiare patti e sancire accordi negli ambiti più svariati ed impensabili. Che si tratti di combinare un matrimonio, di festeggiare il capodanno, di intraprendere un’attività commerciale o di chieder scusa per un comportamento scorretto, l’invito a mangiare insieme è condicio sine qua non, non ci si può esimere per ragione alcuna.

Qualsiasi intesa e qualsiasi diverbio passano attraverso la spartizione di quel che è servito nelle tavole imbandite di leccornie agrodolci e piccanti, il tutto condito da un rivolo dell’immancabile salsa di soia e da un bicchierino per il brindisi.

Invitare qualcuno a prender parte a un pasto sottintende la scelta di un buon posto, di piatti di qualità e non ultimo del pagamento di tutto il cucuzzaro. Più il servizio offerto è completo e di livello, più si dimostra deferenza e rispetto all’interlocutore, e più il vero motivo che sottende al cibarsi verrà considerato rilevante e serio, attivando meccanismi di interesse e coinvolgimento, preamboli essenziali alla nascita o consolidamento di qualunque tipo di relazione.

Altra nota dissonante rispetto alle consuetudini europee è la scena che si presenta al momento del termine dei banchetti, quando arriva il conto da pagare.

In Cina si può assistere a vere e proprie gare tra individui che insistono per saldare in un’unica soluzione quanto dovuto al ristoratore, senza prendere nemmeno lontanamente in considerazione il fare “alla romana”. Alzare la voce, gettare banconote sul tavolo o arrivare primi dall’inserviente sono tutte tecniche dei diversi attori per guadagnarsi ammirazione e approvazione altrui e garantirsi così un fruttuoso proseguimento dei rapporti sociali in gioco.

Spartire la spesa è visto come atto irriguardoso e sconveniente, che non è di certo auspicabile se si vuol mantenere, nei confronti dei presenti, “la faccia”, concetto chiave e profondamente influente nella pratica del vivere quotidiano dei cittadini cinesi.

Spendere qualche yuan per i propri ospiti può rivelarsi invece un buon modo per passare una serata, ma soprattutto un ottimo investimento in vista del prossimo futuro.

 

Immagine: fonte, modificata; licenza CC BY-SA 2.0