Macchine da scrivere cinesi

Anche in Cina la scrittura per mezzo dei computer e dei mezzi digitali ha modificato radicalmente le capacità tecniche di imprimere i caratteri su carta. Le stampanti moderne in Cina infatti utilizzano – come le controparti occidentali – set di caratteri il cui inserimento avviene tramite computer, con modalità alla portata di tutti.

Se nelle tastiere occidentali l’inserimento di un testo è facilitato dall’adozione dell’alfabeto latino, ciò non è possibile in lingue come il cinese (ma anche il giapponese, il coreano, e altre lingue non alfabetiche), tanto che per potere scrivere utilizzando la normale tastiera QWERTY bisogna ricorrere a programmi appositi.

Questi programmi riescono a convertire il testo inserito col metodo del pinyin in caratteri cinesi, ma richiedono strumenti informatici disponibili ai consumatori solo da alcuni anni.

In passato invece, almeno fino all’avvento dei primi sistemi di scrittura informatica, l’unica alternativa alla scrittura a mano era rappresentata dalle sole macchine per scrivere (打字机). E anche queste, se in Occidente avevano un funzionamento abbastanza semplice, in Cina dovevano essere progettate per adattarsi alle caratteristiche della scrittura cinese.

Rispetto alla semplicità di scrittura delle macchine occidentali, nelle quali ad ogni lettera corrisponde un segno, e che quindi funzionano utilizzando poche decine di tasti, le macchine da scrivere cinesi – inizialmente mutuate da analoghe giapponesi – richiedevano l’adozione di vistosi vassoi rettangolari di caratteri mobili che andavano selezionati con procedure piuttosto laboriose e lente.

Un particolare del meccanismo. È possibile trovare in vendita questo modello su internet: una “Due colombe n. 4” di antiquariato costa 6800 yuan (circa 860 Euro).

In un raro video su Youtube si può vedere come scrivere in tale modo fosse complesso, anche perché il ripiano con i caratteri mobili ha una capienza limitata: qualora nel corso della scrittura l’operatore avesse constatato la mancanza di uno o più caratteri avrebbe dovuto integrarli prelevandoli da appositi archivi portatili. In un video analogo su Youku si vede una dattilografa ben più allenata e alcuni dettagli del meccanismo. Ogni volta che si sceglie un carattere da imprimere, la macchina lo preleva dal vassoio, lo preme già inchiostrato sul foglio e poi lo ricolloca nella posizione iniziale.

Nei video in questione la capienza del vassoio è di circa 2500 caratteri, presumibilmente scelti in anticipo quelli più frequenti e più adatti al tipo di documento da scrivere. Sebbene i caratteri cinesi più usati non superino i 6-7000, il repertorio completo dei caratteri cinesi è molto più ampio (lo standard Unicode 4.0 ne comprende 70,207), quindi poteva capitare di dover integrare caratteri mancanti, rallentando il lavoro e rendendo gli errori più frequenti.

Per questo motivo in dotazione alla macchina da scrivere era prevista una valigetta con dei caratteri aggiuntivi, da utlizzare quando fosse stato necessario, oppure per cambiare il carattere di stampa (font).

Caratteri di riserva
I caratteri di riserva di una “Due colombe”; insieme alla valigetta che li contiene pesano circa 9 kg. Nella tabella delle disposizioni si possono vedere anche i caratteri dell’alfabeto greco, ma ne esistevano anche con i caratteri dell’alfabeto latino o cirillico.

In un primo tempo, nei primi decenni del 1900, la disposizione dei caratteri sulla matrice era dettata dagli stessi criteri linguistici e grafici del celebre dizionario Kangxi, ma questo rallentava la scrittura, in quanto le posizioni si susseguivano in base ai radicali, al numero dei tratti o ad altri criteri, tutti però centrati sulla classificazione dei singoli caratteri ed estranei alla effettiva composizione del testo.

Fu solo in seguito che, col diffondersi delle macchine, i vari dattilografi iniziarono ad adottare criteri di disposizione più orientati alla facilità di scrittura, per esempio posizionando nei punti più comodi i caratteri più frequenti, e accostando quelli che normalmente si trovano insieme come nelle parole bisillabe. In tal modo fu possibile accelerare la capacità di scrittura, come si vede in quest’altro video. Le dattilografe appaiono decisamente più svelte e riescono a lavorare insieme, questa volta su vassoi da circa 2000 caratteri.

Con il passare del tempo e lo sviluppo di maggiori capacità tecnologiche furono progettate macchine da scrivere che adottavano altre tecniche, in particolare per semplificare le operazioni manuali di inserimento. Una possibilità era quella di dare indicazioni per la “costruzione” del carattere prima di stamparlo, per esempio inserendo nell’ordine corretto i radicali costituenti, e solo dopo autorizzare la stampa del singolo carattere.

Questa macchina era stata inventata dal celebre linguista Lin Yutang (林语堂) nel 1946, e brevettata a New York. Aveva una feritoia dentro la quale venivano presentati otto diversi caratteri tra i quali l’operatore doveva scegliere quale stampare.

Tastiera cinese per radicali
La tastiera inventata da Lin Yutang: sostanzialmente funziona come il moderno Wubi IME, nel quale i caratteri vengono assemblati a partire dai loro componenti.

Un modello ancora più avanzato fu progettato nel 1947 da Gao Zhongqin (高中芹) e realizzato dalla IBM: come si può vedere in questo video d’epoca (dal minuto 12:34), la velocità è decisamente migliorata. Il principio era del tutto diverso dai modelli precedenti, a partire dal fatto che il funzionamento era elettrico. In questo modello non erano montate le centinaia di tasti necessari in precedenza, ma si inseriva semplicemente un codice numerico di quattro cifre: a ogni combinazione di cifre corrispondeva un carattere (su un repertorio di 5400), ed era questo che veniva stampato. Non potendo contare sul controllo visivo, bisognava memorizzare quante più corrispondenze possibili.

Immagine in apertura: un manifesto di propaganda nel quale un dattilografo utilizza una macchina per scrivere cinese (probabilmente della marca “Due colombe” (双鸽) degli anni ’50). Il testo dice: “Ogni lavoro è indispensabile per la realizzazione del piano quinquennale, ed ogni lavoro è onorevole!” Il manifesto curiosamente rappresenta al suo interno un altro manifesto dallo stesso stile grafico e dal tono di propaganda ancora più marcato, con Mao Zedong che indica “la direzione”. Fonte: qua.