Sostituire un miliardo di lampadine

Legge cinese sulle lampade a risparmio energetico e LED

Sulla Beijing Review, nella sezione Ambiente, è apparso un articolo che riepiloga la nuova normativa sulla prossima abolizione delle lampade a incandescenza. La nuova disposizione, emessa l’1 novembre dalla Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme congiuntamente al Ministero del Commercio e all’Amministrazione Generale delle Dogane, stabilisce che a partire dal 1 ottobre 2012 saranno vietate, attraverso cinque fasi successive, l’importazione e la vendita di lampadine a incandescenza.

La prima lampadina a incandescenza fu installata nel 1882 a Shanghai, e nei 130 anni che sono passati la Cina è diventata uno dei principali paesi produttori. Nel 2010 la produzione è stata di 3,8 miliardi di unità, e la vendita di più di 1 miliardo di unità.

Il divieto nasce dal tentativo di ridurre il consumo energetico e le le emissioni di CO2. In questo senso vanno anche le politiche che incentivano all’acquisto di lampade a risparmio energetico. Secondo Xie Ji, vicedirettore dell’Ufficio per il risparmio energetico e la protezione ambientale del Ministero per le riforme e lo sviluppo, la sostituzione delle vecchie lampadine con quelle nuove garantirebbe ogni anno un risparmio di 48 miliardi di Kw/h, e una riduzione delle emissioni di 48 milioni di tonnellate di CO2.

Nell’anno del dodicesimo piano quinquennale, e con la conferenza di Durban sul cambiamento climatico che si apre tra poco, la Cina mira a dimostrare la sua sensibilità rispetto ai problemi ambientali globali, convergendo sulle stesse misure già stabilite in Europa dal 2009.

Secondo il comunicato sul “Progressivo divieto di importazione e vendita delle comuni lampade a incandescenza in cinque tappe in base all’efficienza”, ad una prima fase di transizione seguirà il bando delle lampadine per classi: per prime, nel 2012 saranno vietate quelle al di sopra di 100 Watt, nel 2014 quelle al di sopra dei 60 Watt, fino all’ultima fase che dovrebbe concludersi nel 2016 con un periodo di analisi dei risultati e conseguente adeguamento delle politiche.

In Cina è già iniziata una fase di riconversione industriale: nel 1996 la produzione di lampadine tradizionali era di 36 volte quella di produzione di lampade a risparmio energetico, mentre nel 2010 le due produzioni hanno raggiunto la stessa cifra. Questo dovrebbe a sua volta servire da stimolo per lo sviluppo di tecnologie più moderne, come quella dei LED e dei semiconduttori.

Le eredi delle vecchie lampadine sono le lampade a risparmio energetico, ma anche queste hanno dei difetti, come il prezzo elevato e l’alto contenuto di mercurio. I prezzi elevati scoraggiano le famiglie a basso reddito, localizzate specialmente nelle regioni del centro ovest; la presenza di mercurio invece comporta la difficoltà di smaltimento e riciclaggio. Il problema, dice Xie Ji, è che la Cina ha una superficie così grande che diventa difficile dotarla di un sistema di riciclaggio di scala nazionale. Per il momento il governo cerca almeno di migliorare le tecnologie e di ridurre il contenuto di mercurio.

Xie Ji spiega che un’alternativa valida potrebbero essere i LED, che uniscono lunga durata e basso livello di inquinamento. Il governo quindi spinge per un incremento di risorse nella ricerca di questa fonte di luce, che al momento però è ancora costosa. Xie Ji è convinto che nei prossimi cinque anni il volume di affari dell’industria dei LED potrebbe raddoppiare, acquisendo un valore strategico; intanto, tra il 2009 e il 2010 gli investimenti in questo campo sono stati di 30 miliardi di RMB, e sono stati approvati oltre 100 progetti di grande portata. Fino ad adesso però i LED vengono impiegati solo per impianti di retroilluminazione, come schermi di telefoni cellulari o computer, perché l’ostacolo decisivo alla loro diffusione è rappresentato dai costi elevati, circa 50/60 volte quelli di una comune lampada a parità di quantità di luce emessa.

Per i LED, invece, il problema è che la produzione è in massima parte orientata all’esportazione, e del resto l’industria mondiale di punta è concentrata all’estero, soprattutto in USA e Giappone, mentre l’Europa è all’avanguardia sulle applicazioni tecnologiche. Perché la tecnologia cinese dei chip possa competere con le marche straniere occorrerà ancora parecchio tempo.

Immagine: creata da me

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