A quale età iniziare la scuola

La società cinese attuale sta conoscendo un livello di competitività che in passato era sconosciuta: sia la pressione demografica che la necessità di guadagno – anche indotto dall’importanza della “faccia”, la reputazione –  impongono a larghe fasce di popolazione una continua ricerca di arrivare per primi, sia nel senso della superiorità ma anche relativamente all’occupare per primi gli spazi di sviluppo.

In questo senso la competizione viene avviata ad età sempre più basse, fin dalla prima infanzia, in quanto le famiglie ritengono che uno dei modi più immediati per arrivare primi (e prima) sia anticipare quanto possibile l’ingresso a scuola già dai cinque anni. Una volta a scuola poi la concorrenza si manifesta sul merito e sul rendimento scolastico, ma anche sulla quantità di corsi supplementari che le famiglie riescono a proporre ai figli. Ne segue che molti bambini cinesi, almeno nelle fasce benestanti, si ritrovano già dai primi anni di infanzia sovraccarichi di impegni e di aspettative.

Così qualche giorno fa un articolo sul Beijing News suggeriva un ripensamento della strategia finora maggioritaria, invitando a concedere ai bambini un anno in più prima dell’ingresso a scuola. Ecco un estratto dell’articolo.


Il periodo delle prime iscrizioni a scuola si avvicina: il Ministero dell’istruzione cinese ha recentemente pubblicato una circolare con la quale demanda la decisione sui requisiti dell’età di ammissione alle singole province, che dovranno tenere conto non solo dei requisiti legali, ma anche delle condizioni effettive all’interno del loro territorio.

Un responsabile del Ministero ha spiegato che le indicazioni ministeriali non possono intervenire globalmente sull’età minima di ammissione a scuola, tuttavia questa è la prima volta che un documento ufficiale si pronuncia in merito. Pertanto, nonostante la circolare abbia solamente ribadito dei principi di legalità già esistenti, molte famiglie, poco abituate alle prassi e al linguaggio ufficiale, si sono convinte che il Ministero stesse annunciando una svolta su un tema riconosciuto ampiamente come un sensibile.

Si sono create due posizioni principali, quella delle famiglie, che auspicano un abbassamento dell’età minima, e quella di molti insegnanti, i quali oppongono che anche la differenza di pochi mesi abbia una rilevanza rispetto alla facoltà di studio e di autonomia dei bambini; gli insegnanti temono che nelle eventuali classi costituite da alunni nati in periodi molto diversi dell’anno la difficoltà di adattare la didattica a tutti gli alunni  si accrescerebbe notevolmente. In ogni caso qualunque cambiamento, per quanto atteso, penalizzerebbe i nati appena dopo la data stabilita, creando ulteriori polemiche.

Questa posizione va considerata attentamente, perché rappresenta la posizione più comune tra i docenti, e un eventuale cambiamento dei requisiti di accesso creerebbe sicuramente delle frizioni. La situazione attuale comporta che i bambini nati nei primi giorni di gennaio si trovino penalizzati, dovendo aspettare un anno in più, e questo dovuto a una nascita pochi giorni in ritardo rispetto al calendario scolastico.

Per quanto la preoccupazione possa sembrare eccessiva, bisogna comprendere che il timore delle famiglie è relativamente fondato in una società competitiva come quella cinese attuale. L’espressione “perdere già dalla linea di partenza” descrive chiaramente una convinzione che, per quanto criticata per anni dall’opinione pubblica, è ancora molto radicata. A questo si somma la pressione psicologica che subiscono i bambini, sui quali vengono proiettate le ambizioni e le aspirazioni a volte eccessive dei genitori.

Il fenomeno è complesso, e viene ulteriormente alimentato dal desiderio di veder primeggiare a tutti i costi il proprio figlio, fino alla ricerca di “bambini prodigio”, a scapito di uno sviluppo armonioso e rispettoso della loro età. D’altra parte è vero che nel mercato del lavoro a parità di qualifica vengono preferiti i candidati più giovani; e anche nell’amministrazione pubblica le possibilità di avanzamenti di carriera sono maggiori quanti più si è giovani.

Uno dei risultati di questa rincorsa è il continuo confrontarsi con le persone vicine, e finire per trascurare le eventuali altre doti e il sentire del proprio figlio. Con questo clima molti adulti subiscono un’ansia eccessiva, mentre i figli si vedono sottrarre anzitempo il periodo più spensierato. Dal momento che la pressione viene essenzialmente da parte degli adulti, questi dovrebbero vivere il periodo che precede l’iscrizione a scuola con meno ansia, e lasciare ai bambini un periodo adeguato per maturare prima di entrare a scuola, contando su fatto che ciò non potrà creare alcun danno ai piccoli.

Sarebbe opportuno lasciare che i bambini vivano serenamente l’infanzia, non forzandoli ad arrivare necessariamente primi e non aspettandosi che i primi traguardi siano raggiunti precocemente. Un’infanzia senza preoccupazioni infatti già da sola è un valore positivo e una importante base dalla quale è più facile raggiungere il successo personale o professionale in un periodo successivo.

Immagine: una classe di una scuola elementare di Hangzhou. Il numero standard di alunni per classe è di 42, ma iscrizioni troppo numerose hanno costretto ad innalzare ulteriormente questo numero. Fonte: qua, modificata.