L’importanza della verità

La libertà di stampa in Cina è notoriamente molto compressa: non esiste una stampa realmente libera, e i giornalisti professionisti devono aderire a innumerevoli e sempre più rigide linee guida. L’avvento di internet ha diffuso innumerevoli canali di espressione, ma le opinioni non allineate troppo esplicite vengono materialmente cancellate dai siti che le pubblicano mediante l’intervento di numerosi addetti alla censura.

Tuttavia nei codici di linguaggio e nelle abitudinini di chi scrive è possibile farsi intendere parlando per allusioni e in “codice”, senza esplicitamente citare fatti o persone, o persino tramite giochi di parole magari basati sull’omofonia (come nel caso dei “granchi di fiume“, omofono di “armonia sociale”, ai tempi di Hu jintao). In ogni caso, la mancanza di trasparenza può generare un costo sociale anche elevatissimo, come dimostra la vicenda del medico Li Wenliang, l’oftalmologo di Wuhan morto il 7 febbraio scorso, che tra i primi aveva denunciato l’emergere dell’epidemia di Coronavirus Covid-2019.

Il medico era stato ammonito dalla polizia per aver “turbato l’ordine pubblico con notizie infondate” e poi costretto ad ammettere l’addebito, come si può vedere dal documento rilasciato dalla polizia e controfirmato da Li, pubblicato anche su alcuni siti cinesi. Tuttavia leinformazioni che aveva diffuso erano vere (per quanto imprecise, aveva creduto di identificare la SARS), e la loro sottovalutazione ha contribuito all’estendersi della vasta epidemia tuttora in corso.

La morte di Li Wenliang, appresa con commozione dalla popolazione, è stata subito considerata come l’esito della mancanza di trasparenza da parte delle autorità; il medico è stato immediatamente salutato come una “sentinella” di prima linea, un eroe morto nel tentativo di salvare il popolo e caduto nel tentativo di dichiarare la verità negata dalle autorità. Le quali, a loro volta, sono state rapide nell’omaggiare lo stesso medico (nel frattempo formalmente scagionato da un tribunale), e innalzarlo a eroe che si sacrifica per tutti.

Tuttavia questo episodio, per quanto superato dalla drammaticità della “guerra contro il virus” (战“疫”, un neologismo che sfrutta l’omofonia con “战役”, “battaglia”), ha mostrato come la possibilità di promuovere la verità sia cruciale in una società complessa. Molti commentatori hanno scritto che l’episodio di Li Wenliang auspicabilmente cambierà le abitudini e allenterà i vincoli relativi alla libertà di espressione.

Il sito Yicai ha pubblicato a questo proposito un editoriale di Yang Xiaogang, molto commentato, dal titolo “Perché bisogna proteggere chi svela la verità”.

Il giornalista si sofferma sul giorno di dolore e riflessione con un breve riepilogo della vicenda umana del medico, morto in prima linea contro il virus a soli 34 anni e compianto da tutto il popolo. Anche a causa del clamore della notizia, il 7 febbraio una commissione di inchiesta è stata inviata a chiarire lo svolgimento della vicenda.

Alcumi internauti ritengono che le autorità non solo dovrebbero scusarsi per quanto accaduto al dottor Li, ma dovrebbero procedere anche a una disamina sincera e pubblica di come si sia arrivati all’episodio della convocazione da parte della polizia, a sua volta informata dall’ospedale nel quale lavorava Li.

A quanto si sa finora, il 30 dicembre 2019 il dottor Li aveva postato su una chat un’informazione su “sette casi di SARS diagnosticati in relazione al mercato dei frutti di mare Huanan”, quello che viene tuttora ritenuto il primo focolaio; i sette degenti – informava il medico – erano tenuti in isolamento presso il pronto soccorso dell’Ospedale Centrale, nel quale lavorava. La chat nella quale il messaggio era stato inviato era limitata a circa 150 colleghi, ma qualcuno dei componenti del gruppo aveva fatto uno screenshot del messaggio e l’aveva divulgato su internet.

La sera stessa il dottor Li era stato convocato dalla commissione sanitaria dell’ospedale, e l’indomani anche dal reparto di sorveglianza: la commissione sanitaria della città di Wuhan aveva infatti emesso un’ordinanza urgente che proibiva di divulgare informazioni sui nuovi casi non ancora chiariti di polmonite. Al 3 gennaio risale il passo successivo, la convocazione al commissariato locale e la lettera di ammonizione “per aver diffuso falsità su internet”.

La polizia stessa, tramite il suo account pubblico su Weibo, aveva riferito della convocazione e diffida ad otto persone “per aver creato e diffuso voci infondate sui nuovi casi di polmonite”, un tema che comunque era già discusso con apprensione. Il messaggio della polizia sottolineava la correttezza e legittimità della lotta alle falsità

Il contagio del medico dovrebbe risalire all’8 gennaio, durante una visita ad un paziente affetto dalla nuova forma di polmonite, mentre il 10 gennaio iniziano i sintomi più evidenti come tosse e febbre alta. Con il peggioramento delle condizioni di salute arriva anche la diagnosi di Covid-2019, quando ormai il medico stesso era diventato veicolo di contagio ai colleghi e ai suoi genitori.

Intervistato quando ormai l’epidemia era esplosa e l’intera città era già in quarantena, Li Wenliang non era sicuro di essere stato uno delle otto persone convocate dalla polizia, ma si rammaricava che non gli fosste stato concesso di essere ascoltato, visto che l’epidemia avrebbe potuto essere affrontata con decisione molti giorni prima.

Il 28 gennaio l’ufficio informazioni del tribunale aveva pubblicato un articolo nel quale si riconosceva che quanto affermato dal dottor Li non era del tutto falso (il medico aveva parlato di SARS non avendo potuto ancora identificare il nuovo virus), sostanzialmente scagionandolo. Il giorno successivo, l’account della polizia minimizzava l’episodio degli otto convocati, sottolineando di non aver comminato multe o proceduto ad arresti, rimanendo però molto opaca su quanto successo.

Poco dopo la morte del medico, il 7 febbraio, le autorità, anche considerando la commozione che ne è seguita, hanno elogiato la condottotta della “sentinella” e considerato il medico come “caduto del lavoro”, concedendo una relativa pensione per la moglie.

Nella lettera di accusa preparata dalla polizia, Li era stato costretto a firmare l’ammissione di aver divulgato voci infondate, eppure – nota il giornalista Yang Xiaogang – informare sulle epidemie è il preciso compito di ogni medico, come tutti sanno, e quindi comprendere questo punto non dovrebbe avere connotazioni politiche. La condotta irresponsabile è stata quella della polizia, che ha travisato una realtà che non comprendeva e ha costretto un professionista alla ritrattazione, con le successive conseguenze sulla salute e sicurezza pubblica.

Eppure, lamenta l’editorialista, alcuni rappresentanti delle istituzioni hanno giustificato in modo più o meno esplicito l’operato della polizia, col pretesto che la patologia identificata in origine fosse la SARS; ma questo atteggiamento mostra ben poca attenzione al benessere della popolazione. Invece l’operato del dottor Li dimostra la sua responsabilità e buona fede, in quanto ha avvisato le persone a lui vicine della pericolosità e contagiosità di una patologia che per lungo tempo neanche gli esperti riuscivano a identificare e descrivere. E del resto il virus poi denominato SARS-CoV-2 ha in effetti una somiglianza molto marcata con il noto virus che provoca la SARS.

Le malattie infettive, continua l’editorialista, preoccupano la popolazione soprattutto per la loro intrinseca pericolosità e pervasività, ma parte della preoccupazione deriva dalla scarsa trasparenza nelle informazioni, e questo, specialmente nella prima fase dell’epidemia, ha accelerato il diffondersi del virus e del conseguente panico.

Il benessere del popolo deve essere l’obiettivo generale delle autorità, a partire da alcuni singoli ufficiali. Per modernizzare lo Stato e la gestione della politica occorrono delle precondizioni importanti, tra le quali rinunciare a tacitare rudemente le persone, ammettere la verità, permettere di esprimersi sulla situazione effettiva e rispettare l’opinione di specialisti e di scienziati preparati.

Inoltre bisogna confrontarsi con la realtà in modo pragmatico (viene citato il chengyu 实事求是), promuovere la ricerca della verità da parte dell’intera società e proteggere chi lo fa. Le scuse e la riabilitazione del dottor Li, e magari la punizione degli ufficiali che lo hanno accusato, non sono sufficienti. È necessario restituire al popolo la verità, e proteggere chi rivela la verità in buona fede. Proprio come lo stesso medico aveva sottolineato, la riabilitazione personale è meno importante della possibilità di comunicare la verità dei fatti, in quanto una società sana ha bisogno di più voci.

Immagine: l’ospedale Centrale di Wuhan. Fonte: qua, modificata.