Imparare il cinese… in mille modi (I parte)

L’apprendimento di una lingua straniera è una sfida per chiunque vi si cimenti: la difficoltà dipende da vari fattori, alcuni oggettivi (come la distanza tra le famiglie linguistiche), alcuni più soggettivi, come la motivazione personale, la predisposizione all’apprendimento delle lingue, e non ultimo il metodo di studio.

Nel caso del cinese la distanza linguistica con l’italiano è indubbiamente notevole, tale da considerarle del tutto incompatibili tra di loro. Consapevoli di questo (provvisorio) ostacolo, chi affronta lo studio della lingua cinese deve individuare oppure inventare da sé un metodo di studio adeguato, che non potrà che rispecchiare la personalità e le attitudini dello studente.

Alcuni per esempio familiarizzano volentieri con i caratteri cinesi e faticano con la pronuncia: costoro probabilmente scopriranno che il metodo migliore per loro è ascoltare molte canzoni o trasmissioni radio, magari in cuffia. Altri studenti invece imparano in fretta a intavolare dei semplici dialoghi, ma confondono i caratteri tra di loro: prima o poi inventeranno un metodo per imparare i caratteri, per esempio associandoli a delle forme che riconoscono… O altro ancora: infatti non esiste un metodo “giusto”, ma ognuno ne impara o ne adatta uno per le proprie esigenze.

In tanti hanno provato a descrivere e raccontare il proprio metodo, un po’ per suggerire ai prossimi studenti una “mossa vincente”, un po’ forse anche per compiacersi dopo la riuscita (sempre parziale e provvisoria!) di un’impresa considerata gratificante quanto impegnativa.

Alcune delle presentazioni meglio riuscite – e più divertenti – sono raccolte in un opuscolo gratuito pubblicato da Ltl-cinese, dal titolo “Il cinese senza nodi”. Leggendolo, si scoprono diverse storie interessanti: a ciascuna persona corrisponde un metodo che in fondo la descrive meglio di una biografia. Ogni autore è accompagnato da una breve presentazione e dai link alle proprie pagine personali. Eccone un estratto.

  • Stefano Misesti, illustratore e fumettista. Ha sfruttato i propri punti deboli e punti forti per memorizzare il cinese a partire proprio dai caratteri, peraltro quelli tradizionali e più complessi in uso a Taiwan. Stefano ha fatto di necessità virtù e grazie alle sue capacità grafiche è riuscito ad “animare” i vari caratteri, facendoli diventare dei veri e propri personaggi dei fumetti, ognuno con il suo significato e la sua pronuncia, e sfruttando un qualche appiglio, per quanto buffo, alla lingua italiana. I caratteri, da oggetti ostili e misteriosi, sono diventati dei simpatici compagni di viaggio, capaci di dialoghi sorprendenti e a tratti assurdi. In questo modo non solo ha imparato il cinese, ma è riuscito a disegnarci un intero libro…
  • Chiara Buchetti, docente e traduttrice. Dimostra che è possibile imparare il cinese divertendosi. Il suo metodo è basato sul gioco, visivo, verbale, e naturalmente anche intellettuale. Chiara suggerisce molti piccoli stratagemmi utili per imparare, come sfruttare l’arte della calligrafia per familiarizzare con i caratteri e tratteggiarli in colori diversi per focalizzarsi sull’ordine dei tratti. Anche molte risorse di internet possono essere utilizzate al meglio. Vengono inoltre date delle buone idee per l’apprendimento da parte dei bambini, come la “caccia al carattere”, o la realizzazione di collage e ritagli.
  • Stefania “China time”, youtuber. È il prototipo dell’autodidatta: determinata, curiosa, caotica. Essere autodidatta permette di scegliere liberamente il percorso, i tempi, le pause (anche se queste possono estendersi pericolosamente), e anche inventarsi tanti piccoli espedienti, come cercare ogni possibile occasione di dialogo con i cinesi che si incontrano nei vari negozi o ristoranti. Stefania ha una vera passione per il cinese, che ha imparato con dedizione a partire dal semplice libro e quaderno, mentre negli anni si dedicava anche a tanto altro, compreso il suo canale Youtube dedicato.
  • Daniele Massaccesi, docente e sinologo. Il suo consiglio è (non sorprende) quello di iniziare con uno studio graduale e sistematico della grammatica cinese, familiarizzando con il sistema fonetico, le regole di formazione delle sillabe e gli amati/odiati toni, ma senza lasciarsi intimidire dall’apparente aridità della materia. Unendo invece lo studio della grammatica e della cultura, Daniele suggerisce di andare alla ricerca di chengyu costituiti da quattro caratteri in ordine di tono, come in 灯红酒绿 (dēnghóngjiǔlǜ), in modo da memorizzarne meglio il suono. Un altro accorgimento è quello di prendere esempio da fonti di pronuncia autorevoli, come quelli della televisione pubblica.
  • Mariantonietta Fornabaio, web marketing assistant. Il suo metodo coniuga studio teorico e tanta pratica nel dialogo con i madrelingua. Vivendo in Cina da tre anni ha imparato a tuffarsi con convinzione nel mare dei “veri” cinesi, evitando accuratamente di ricorrere all’inglese, o – peggio – all’italiano. Infatti cercare la via più comoda è una scorciatoia controproducente, ed è meglio semmai affrontare la scomodità e aspettare pazientemente i buoni risultati. Per esempio non bisogna aver fretta di esprimersi: anche la capacità di ascolto è fondamentale per costruire un repertorio linguistico e per verificare sul campo la differenza tra quello che è scritto sui libri e la lingua autentica. Viste le particolarità del cinese, ascoltare serve anche ad affinare la capacità di pronunciare bene i toni, ed evitare terribili malintesi!

Leggi anche la Parte II, Parte III e Parte IV!