I dolci fioriti

Una festa cinese non è celebrata pienamente se non è accompagnata da pietanze tipiche e la cui origine è intrisa di miti e leggende. I “dolci fioriti” (花糕) sono una di queste. Vengono preparati in occasione della festa del 9 settembre (del calendario lunare), una ricorrenza dalle origine antichissima e recentemente dedicata agli anziani.

La festa in sé ha tutta una simbologia veicolata dal numero nove,  simbolo di longevità e – secondo antiche credenze – collegata alla forza del sole e alla positività, lo yang, tanto che il nome in cinese è “festa del doppio yang” (重阳节). Si tratta di una ricorrenza importante, tanto che nel 2006 è stata inserita nella prima lista del patrimonio culturale immateriale cinese. Le abitudini ad essa legate sono diverse, in primo luogo quella di visitare luoghi elevati in una stagione ormai lontana dall’afa estiva, e in tal modo di rinfrancare il corpo e rasserenare lo spirito.

Le tradizioni legate alla festa del doppio Yang sono molteplici e variano da provincia in provincia, ma una delle più ricorrenti è il consumo e la preparazione dei dolci tipici, chiamati appunto dolci del “doppio yang” (重阳糕), o “dolci fioriti” (花糕). Il nome stesso conosce molte varianti, da “pasta al crisantemo” a “dolce dai cinque colori” e ancora altri, così riflettendo anche il fatto che le preparazioni possono differire anche sensibilmente.

Per quanto riguarda l’origine del dolce, vi sono varie leggende: secondo un racconto di epoca Han, il famoso alchimista Fei Changfang avvertì un suo discepolo di una sciagura che si sarebbe abbattuta sulla sua casa il 9 settembre, e per scongiurarla suggerì di salire sulla vicina montagna portando con sé del corniolo e di bere del liquore di crisantemo. Le indicazioni del maestro confluirono poi nelle usanze della festa attuale.

Infatti una omofonia tra “altura”  e “torta” (gao) ricorda la tradizionale ascesa sulle montagne; secondo un’altra tradizione, all’albeggiare del nove settembre si poggia una fettina di torta sulla fronte dei bambini, augurando loro il raggiungimento di “vette” metaforiche. Tra gli altri valori veicolati dalla tradizione c’è l’augurio di longevità e l’invito fatto alla figlia appena sposata di avere presto tanti bambini.

Un tratto relativamente comune nella ricetta è creare degli strati (solitamente nove), e mettervi sulla sommità due piccole caprette dolci (il suono della parola “capra” è proprio “yang”, un ulteriore richiamo fonetico). In alcune varianti invece in cima al dolce viene messa una piccola bandierina di carta rossa che viene accesa come una candelina, che sostituisce e ricorda i frutti del corniolo.

L’origine di questo dolce risale alla Dinastia del Sud, nel V secolo, e generalmente viene preparato a partire da farina di riso e frutta oltre a vari ripieni. La ricetta varia in base al luogo, ma le cotture più diffuse sono al forno e a vapore.

Attualmente il dolce è diffuso in tutta la Cina; la variante al vapore è abbastanza simile a quella del niangao, anche se i “dolci fioriti” prevedano una pasta più piccola e sottile. Un modo per decorare il dolce è quello di introdurre nella ricetta ingredienti che apportano colore, e cospargerla di fiori di osmanto (桂花, la pianta dalla quale prende il nome la città di Guilin), in modo da renderlo dolce e profumato.

Come molte ricette antiche, questo dolce nel lontano passato era rivestito di un’importanza anche simbolica ed la sua preparazione era molto curata.

Stando ad una delle cronache più antiche, durante il periodo delle Dinastie del Sud il 9 settembre era dedicato alle esercitazioni ed alle parate militari, e l’attuale “dolce fiorito” deriva dal pasto offerto ai soldati che effettuavano le esercitazioni al cospetto dell’imperatore. La notorietà del dolce risale già all’epoca Han, quando era utilizzato come pietanza per le cerimonie religiose, mentre la diffusione su tutto il territorio cinese invece si deve al periodo Tang, quando la festa del nove settembre fu istituzionalizzata insieme alle varie attività ad essa correlate, in particolare quelle legate all’ascensione delle montagne ed all’attività fisica. È a questo periodo che risalgono i primi riscontri dettagliati di un dolce a base di farina di riso e giuggiole o castagne.

Durante l’epoca Song l’usanza si diffuse ulteriormente e si cominciò a praticare l’ascesa delle montagne e ad attribuire al dolce una certa influenza positiva nei confronti di bambini e anziani.

Durante la dinastia Qing le cucine imperiali iniziavano a preparare il dolce del “doppio yang” già dal primo giorno di settembre, usando riso glutinoso, miglio e riso comune, selezionati attentamente e ridotti in farina, poi vi si aggiungevano i condimenti, giuggiole, noci, pinoli, semi di zucca spellati, e canditi di mela, biancospino, susine o zucca in pezzetti. Lo si lasciava prima impregnare nel miele e poi nel burro. Dal secondo giorno avveniva la vera cottura, che a seconda della modalità creava un effetto diverso. L’imperatore divideva il dolce del “doppio yang” con le concubine agli alti funzionari, che lo consumavano fino alla cena del nove settembre.

Immagine: una variante dei “dolci fioriti”. Fonte, qua, modificata.