Gli OGM in Cina

Lo sviluppo degli OGM (Organismi Geneticamente Modificati) in Cina è stato in periodi alterni incoraggiato o ostacolato, non solo per considerazioni di carattere agronomico o nutrizionista, ma anche per le sue implicazioni economiche, in quanto la produzione delle varietà più diffuse è attualmente controllata da aziende straniere.

Tuttavia sono cinesi molti brevetti, in particolare legati alla produzione del riso, anche se al momento ne è vietato lo sfruttamento a fini commerciali.  La reticenza del governo dipende soprattutto dai timori diffusi tra la popolazione, ma a queste considerazioni si oppone il fatto che il campo degli OGM ha una notevole importanza economica e strategica. Così in questo periodo molti analisti stanno commentando le recenti politiche promosse dal governo in materia. Un articolo pubblicato qualche settimana fa dall’agenzia Xinhua invita appunto a non lasciare che il mercato venga monopolizzato da attori stranieri. Ecco un estratto della traduzione.

A febbraio il Consiglio di Stato ha convocato una conferenza stampa nella quale Han Jun, vicedirettore del Gruppo di lavoro sull’agricoltura del governo ha spiegato alcuni contenuti del “Primo documento“, il documento programmatico che viene pubblicato all’inizio dell’anno, e che spesso viene riservato all’agricoltura e ai suoi problemi. Quest’anno il tema è l’accelerazione delle riforme, dell’innovazione e della modernizzazione.

In questa direttiva viene affermato anche che la tecnologia degli OGM potrà avere un grande sviluppo, e il relativo mercato cinese non può essere dominato e lasciato occupare dai prodotti esteri. Il direttore stesso del gruppo di lavoro, Chen Xiwen, sostenuto da altri ricercatori, sostiene che il continuo e rinnovato accento messo dal governo sulla questione dovrebbe incoraggiare le ricerche scientifiche in materia e l’apertura di canali per la commercializzazione.

Rispondendo a una richiesta di chiarimento sull’orientamento delle strategie politiche, Han Jun ha risposto che al momento in Cina è autorizzata soltanto la vendita di sementi OGM di cotone e papaya. In particolare, quasi tutto il cotone è ormai OGM. Per quanto riguarda le importazioni di soia, colza, cotone, mais, esse riguardano prodotti per l’agricoltura, ma non per il consumo alimentare. Nel 2014 le importazioni di soia hanno superato i 70 milioni di tonnellate, e la maggior parte era transgenica.

Han Jun rileva che nel “primo documento” il governo chiede maggiore sensibilità per la gestione della sicurezza e per una maggiore informazione scientifica diretta alla popolazione. La Cina sostiene le ricerche e punta allo sviluppo di eccellenze in materia di prodotti transgenici, in particolare perché garantiscono una maggiore produttività rispetto alle colture tradizionali: la Cina infatti dispode di relativamente poca terra coltivabile, e le risorse ambientali si contraggono sempre di più, obbligando il settore agricolo a trovare tecniche sempre più efficaci.

Attualmente la Cina è il sesto Paese al mondo per estensione di colture OGM: dal 1997 al 2001 aveva puntato molto su una varietà di cotone resistente ai parassiti, e in quel periodo era la quarta nazione al mondo per superficie dedicata, ma nel frattempo è stata superata da Brasile e India, mantenendo solo le coltivazioni di cotone e papaya. Nel frattempo sono state varate numerose leggi, norme di sicurezza, protocolli scientifici e politico-amministrativi che permettono alla Cina di raccordarsi al contesto internazionale, e che garantiscono della legalità e della regolarità di ogni processo nell’ambito degli OGM.

Immagine: una massaia indecisa se comprare mais comune (a destra) o transgenico. Fonte.