Liberalizzazione delle nascite

L’anno scorso in Cina è stata avviata una riforma della legge “del figlio unico” che ha permesso alle coppie con alcuni requisiti di avviare una seconda gravidanza. Questo allentamento delle norme però non ha prodotto il boom di gravidanze ipotizzato dal governo, in quanto la maggior parte delle famiglie soffre di una pressione economica e lavorativa tale che non può comunque permettersi di mantenere un altro figlio.

Anche per questo motivo le richieste di liberalizzazione totale sono sempre più diffuse, e non soltanto da parte di singoli genitori, ma anche di studiosi ai massimi livelli, preoccupati dagli squilibri demografici a lungo termine che la legge ha prodotto. Ed è rivelatorio che molte delle ragioni per una sempre maggiore apertura siano raccolte da un articolo sull’agenzia Xinhua, direttamente controllata dal governo.

Come si rileva, attualmente la scelta di procreare non dipende tanto da un diritto ma dalle politiche ancora restrittive in materia. Il problema riguarda le coppie in cui nessuno dei coniugi è figlio unico, praticamente tutte quelle di intere generazioni, che si avvicinano per motivi anagrafici all’età oltre la quale non è comunque più possibile procreare. In particolare si tratta dei nati negli anni ’70.

Nel novembre del 2014 un gruppo di genitori “non figli unici” (e quindi ancora vincolati al figlio unico) aveva sottoscritto una lettera per richiedere alle autorità un’accelerazione sulle riforme delle politiche sulla natalità. Tra i motivi espressi dai firmatari, il desiderio di dare una compagnia al primo figlio, la speranza di poter contare, durante la propria vecchiaia, sul sostegno di due persone, e – indirettamente – ripartendo questo gravoso carico su due figli.

Il punto da valutare è l’opportunità di cancellare alcuni dei vincoli residui alla legge, e consentire quindi a tutte le coppie di procreare una seconda volta. La domanda che in molti si pongono comunque non è più se sarà consentito, ma quando. Che il momento sia abbastanza maturo è dimostrato anche dalle (false) notizie di abrogazione della legge che ogni tanto circolano su internet.

In ogni caso, il portavoce della Commissione per la pianificazione familiare pur ricordando che la troppa pressione demografica si riflette negativamente sulle risorse, l’ambiente e l’economia, assicura che la direzione delle prossime riforme sarà quella invocata dalla popolazione, con l’obiettivo di equilibrare gli scompensi attuali e migliorare le capacità di valutazione delle strategie politiche da parte degli organismi competenti. Una preoccupazione delle autorità è infatti quella di un improvviso ed eccessivo incremento delle nascite, in particolare per il rischio di congestionare i già saturi reparti di maternità, le sale parto, le scuole.

Secondo molti specialisti ed esperti, però, questo rischio è probabilmente sovrastimato. Infatti anche se ufficialmente la liberalizzazione non è ufficialmente in programma, studiosi di demografia e dipendenti stessi della Commissione ritengono che dato il sostanziale fallimento della prima concessione, una seconda non potrà essere rimandata di molto.

Il preside del dipartimendo di demografia dell’Università di Huazhong ricorda che l’anno scorso le richieste di gravidanza supplementari sono state “solo” di un milione, ossia non tali da pregiudicare la funzionalità delle strutture pubbliche, e ritiene quindi che il momento sia maturo per ulteriori concessioni. Tanto più che tra politiche più permissive, importanti eccezioni (nelle zone rurali) e deliberate violazioni della legge, le ultime categorie che effettivamente sono ancora vincolate ad un’osservanza rigida sono solo i lavoratori delle imprese statali o degli uffici statali.

Molti specialisti ritengono perlaltro che gli squilibri demografici attuali, se non corretti, possano portare a gravi problemi nel futuro: il generale invecchiamento della popolazione, connesso alla riduzione della popolazione in età lavorativa, richiede infatti misure urgenti per non minacciare uno sviluppo sano della società.

Secondo il Libro blu dell’economia pubblicato alla fine dell’anno scorso dall’Accademia delle Scienze Sociali, il tasso di fecondità totale è di 1,4, molto al di sotto del coefficiente necessario per un ricambio della popolazione (2,1). Secondo il prof. Zhang Dongwei, preside del dipartimento di ricerca sulla popolazione e il lavoro dell’Accademia delle Scienze, se la natalità è troppo bassa, il rischio è che anche eventuali liberalizzazioni non producano risultati apprezzabili.

A questo punto quindi si tratta di cercare di ipotizzare una scadenza per l’abolizione dei vincoli alla legge. Spesso in Cina le riforme importanti vengono prima testate su delle aree specifiche, poi valutate e quindi estese a tutto lo Stato: anche in questo caso potrebbe essere così. Un’altra modalità potrebbe essere quella di iniziare ad autorizzare alla procreazione le donne in età più avanzata, e poi procedere a ritroso. L’opinione del prof. Zhang è invece che vista la situazione sarebbe il caso di togliere il vincolo per tutte le famiglie al più presto.

Probabilmente comunque prima di un passo tanto importante le autorità potrebbero voler valutare la sperimentazione iniziata l’anno scorso con la prima liberalizzazione alle coppie con un solo componente figlio unico, e queste valutazioni si potranno fare solo dopo la metà del 2015. Inoltre bisogna considerare che una riforma di questa portata dovrebbe essere accompagnata da una serie di adeguamenti di molte norme in vari ambiti, e interventi per ripristinare la fertilità alle coppie che hanno accettato forme invasive di contraccezione.

Immagine: una seduta di yoga collettiva per 505 donne incinte, a Changsha. Fonte.