Fare gli amici o essere amici?

Amico, 朋友: individuo al quale si è legati da un vincolo di confidenza, da un sentimento di affetto, cura e attaccamento reciproco.

Emozione calda e rassicurante, l’amicizia è uno dei punti fermi nella sfera affettiva di ciascuna persona. In Italia, per accompagnare il sostantivo amico si utilizzano principalmente verbi quali essere / avere / trovare ovvero parole che esprimono uno stato, una qualità, una condizione. Essere amici / avere amici / trovare amici sono espressioni che denotano un sentire, un saggiare, un provare qualcosa più che un fare, un agire, un comportarsi. Condivisione, solidarietà, partecipazione, sostegno, aiuto: questi sono i campi nel quale viene frequentemente chiamato in causa un amico.

È un qualcosa di personale, intrinsecamente legato sia alla sfera privata e intima che a quella pubblica e sociale, che prende forma in modalità diverse a seconda degli agenti coinvolti e della situazione specifica. Non c’è un vero e proprio sistema codificato di norme e pratiche da seguire per essere “un buon amico”, alla base dei rapporti di amicizia sta il buon senso e il modo di fare di ciascuna individualità. Ogni amicizia è caratterizzata da specificità e particolarità, tipica dei singoli che costruiscono e intrecciano legami basandosi sulla propria esperienza e sul proprio essere nel mondo.

D’altro canto, per quanto riguarda l’Oriente, la questione è più composita, ma soprattutto è meno lasciata nelle mani di ciascuna persona, essendo più riposta in codici di comportamento standardizzati, frutto di stratificazioni della morale e dell’etica degli antichi pensatori, della tradizione culturale e della prassi che si tramanda all’interno delle famiglie di generazione in generazione.

Partendo da un’analisi puramente linguistica, si può notare come in cinese, il sostantivo pengyou (朋友, amico) si usa principalmente in correlazione con i verbi zuo (做) / cheng (成) / jiao (交) (rispettivamente fare / diventare / scambiare): caratteristica in comune tra questi verbi è la sfera semantica di utilizzo, ovvero il loro impiego per descrivere azioni concrete, pratiche e tangibili, e non per tratteggiare impressioni, emozioni e sentimenti. L’espressione fare gli amici, usata di consueto e con frequenza, può farci riflettere riguardo quanto il concetto di amicizia sia riconducibile a un complesso di atti e comportamenti di massima da seguire per mantenere la giusta condotta nei confronti del proprio interlocutore.

L’essere amici, in Cina, diventa un fare gli amici, niente di meno e niente di più di qualsiasi altro scambio sociale, regolato da rituali, gesti e parole considerati consoni  ed adeguati all’interazione tra persone che possono rientrare nella categoria amici, lasciando poco spazio all’iniziativa personale e ad un legame di natura privata e affettiva. La sfera emotiva è per lo più relegata ad un frammento del rapporto di amicizia, riservato agli amici buoni (好) e non a quelli comuni (普通).

Il frequentarsi, il partecipare ad attività, il parlarsi reciproco è cosa gradita ed auspicabile, senza tuttavia perdere di vista che una certa distanza e una quota di riservatezza sono in ogni caso inevitabili in qualsivoglia forma di amicizia, in quanto la discrezione e la prudenza nei contatti sono alla base dell’equilibrio necessario per mantenere a lungo un buona relazione.

Rong Jingling

Rong Jingling, antropologa, sinologa, e di natura fondamentalmente curiosa. Sguardo aperto e occhi dischiusi a cercare l’orizzonte, proprio come un aquilone lasciato in balia del vento.  

Immagine: due bambine giocano insieme. In cinese, nel registro familiare, i bambini si chiamano “amichetti” (小朋友). Fonte. Licenza CC BY-SA 2.0