Evoluzione della rivalità sul Mar Cinese

In questi ultimi anni una delle dispute territoriali più seguite in Cina si svolge sul Mar Cinese meridionale (南海). I vari Stati interessati si affrontano raramente sul piano militare, ma ogni tanto alcuni episodi alzano il livello dello scontro.

Il 19 agosto scorso, un aereo da ricognizione americano che volava a circa a sud dell’isola di Hainan è stato avvicinato da un caccia cinese con un atteggiamento valutato come minaccioso dalle autorità americane. A commento di questo episodio, un recente articolo di analisi politica pubblicato dal sito Huanqiu illustra la valenza politica di quell’area e l’evoluzione dei confini cinesi “effettivi”, che negli anni si starebbero ampliando verso sud. Segue un estratto dalla traduzione dell’articolo. Il titolo è “Tenere lontani i ricognitori americani è di importanza vitale per la Cina”.

Il 19 agosto scorso un ricognitore americano volava nello spazio aereo orientale di Hainan quando è stato respinto da un caccia cinese: pochi giorni dopo, le autorità americane hanno protestato ufficialmente contro la Cina. La loro accusa è che un caccia cinese (uno Shenyang J-11) si sarebbe avvicinato all’aereo americano fino a soli 9 metri con atteggiamento di sfida, mostrando le armi di cui era equipaggiato. La risposta cinese ha negato le accuse, accusando a sua volta gli Stati Uniti di essere all’origine di possibili scontri a causa delle loro missioni ripetute e ravvicinate.

Nel 2001 era avvenuta una vera collisione tra un aereo cinese e uno americano a 100 km dalla costa di Hainan, mentre questa volta lo sfioramento è avvenuto a 220 km di distanza, segno che il raggio d’azione della Cina si sta espandendo. L’autore dell’articolo è convinto che questa tendenza proseguirà.

Gli USA sostengono che le missioni di ricognizione si sono svolte sopra le acque internazionali, quindi “liberamente”, ma la Cina è risoluta nel chiedere di cessare le ricognizioni ravvicinate per quanto presentate come “libere”; in caso contrario, non potrà che ricorrere a metodi più decisi, aumentando quindi i rischi per le missioni americane.

Questo tema, insieme alla periodica vendita di armi americane a Taiwan e alle alcune norme anticinesi relative alla Difesa americana, sono gli ostacoli principali allo sviluppo delle relazioni sinoamericane, considerando che le posizioni reciproche sono ferme da anni e sostenute dalle relative opinioni pubbliche. Il punto di vista cinese è che le missioni ravvicinate ledono interessi vitali, e pertanto possono essere condiderate di natura offensiva: anche se esse costituiscono oggi una prassi, in futuro un cambiamento sarà necessario.

Tuttavia, gli Stati Uniti, e in particolare i “falchi”, reagiscono con insofferenza a questi segnali da parte cinese. Se il Mar Cinese Meridionale rivestisse uguale importanza per i due Stati sicuramente si arriverebbe ai massimi livelli di scontro, ma non è così. Il giornalista sostiene che la Cina difende la sicurezza di punti strategici del suo territorio, mentre gli USA mettono in atto azioni di disturbo gratuite.

Oggi uno scontro di aerei come nel 2001 produrrebbe conseguenze più ampie: nel caso più grave la Cina vedrebbe minacciate le opportunità di sviluppo alle quali sta dedicando tutte le sue forze. Sebbene non si sappia qual è il costo più alto considerato accettabile a Washington, per difendere il suo territorio la Cina è disposta “a tutto”, e ciò dovrebbe dare agli Stati Uniti la misura della valenza negativa delle loro missioni.

L’autore dell’articolo è consapevole che mantenere il ruolo di leader in Asia sia una questione cruciale per gli USA, ma questa condotta non può funzionare nei confronti della Cina, in quanto oltre alla mancanza di basi nel diritto internazionale, è basata essenzialmente su rapporti di forza soggetti a evoluzione. Gli Stati Uniti, che basano la loro potenza sulla forza militare, non possono pretendere di dettar legge su tutti i paesi e popoli, ma dovranno accettare dei compromessi in ambiti per loro non prioritari, come nel caso dell’Asia orientale.

A meno che non vogliano rischiare nuove collisioni aeree, gli USA dovranno quindi rassegnarsi col tempo a tenersi sempre più lontani dalle coste cinesi, visto che queste sono di importanza vitale per la Cina e marginale per loro.

Immagine: il Mar Cinese meridionale, con le isole e gli atolli contesi. La Cina ne occupa 9 (di cui uno Taiwan), il Vietnam 28, la Malesia 3, il Brunei 1, l’Indonesia 2 e le Filippine 7. La linea rossa tratteggiata rappresenta le rivendicazioni cinesi. Fonte: qua.