Divorziare per tenersi la casa

Il settore immobiliare in Cina è stato e continua ad essere uno dei principali traini dell’economia, anche a causa dall’enorme afflusso di popolazione dalle campagne alle città. Tuttavia i timori di una bolla immobiliare hanno spinto le amministrazioni delle metropoli più interessate da fenomeni speculativi a limitare in vario modo l’acquisto di appartamenti.

Uno dei vincoli tipici consiste nel negare l’acquisto a cittadini recentemente divorziati, in quanto il divorzio “strategico” è un comune espediente per aggirare le regole sulle “prime case”.

Una situazione simile si è verificata a Shanghai, dove a fine agosto si era sparsa la voce di un imminente inasprimento delle regole contro gli acquisti immobiliari multipli. Si era parlato per la precisione di restrizioni specifiche ai divorziati da meno di un anno. Non si sarebbe trattato di una circostanza inedita, in quanto già da diversi anni ogni volta che in Cina sono stati varati vincoli simili il tasso di divorzi è cresciuto immediatamente. In questo caso però il limite temporale di un anno avrebbe individuato ed escluso dalle transazioni proprio le coppie dal divorzio fittizio.

Per approfondire sull’ampiezza del fenomeno, una giornalista della rivista economica Jingji Guancha si è recata presso l’ufficio di stato civile del quartiere di Xuhui a Shanghai, e ha intervistato alcune delle coppie pronte a divorziare: ha così constatato che gran parte di loro era effettivamente spinta da considerazioni di reciproca convenienza, e che il divorzio era inteso semplicemente come temporaneo.

Il 31 agosto scorso la giornalista ha trovato l’ufficio molto più pieno del consueto, al punto da saturarne la capacità di lavoro; e già il 29 agosto oltre 70 coppie si erano presentate per le pratiche di divorzio, e questo numero supera di diverse volte la media abituale.  Nonostante l’ufficio apra al pubblico alle 9:00, in quei giorni già dalle 6:00 le coppie avevano iniziato a fare la coda per assicurarsi un posto per la mattina. I più decisi addirittura erano arrivati sin dalle prime ore della mattina.

Una signora sulla cinquantina ha ammesso senza esitazioni di divorziare solo per poter acquistare un appartamento, e ciò è possibile grazie alle favorevoli condizioni di cui godono i single, come la possibilità di depositare una caparra inferiore.

Delle altre coppie presenti nell’ufficio, alcune delle quali accompagnate dai figli, molte avevano l’aria di chi si trovava là per sbrigare una commissione, e non certo per un divorzio autentico.

Per esempio, una coppia cinque anni fa aveva comprato un appartamento nella lontana periferia di Shanghai, ma adesso, dopo la nascita di un figlio, ha pensato di abitare in un appartamento più grande e magari meno distante dal centro. In base alle norme in vigore a Shanghai, il nuovo appartamento è considerato come seconda casa “non ordinaria”, e quindi all’atto dell’acquisto è obbligatorio pagare il 70% del suo prezzo totale, un costo insostenibile per quella famiglia. L’agente immobiliare che si occupa della transazione ha però consigliato di divorziare intestando separatamente le due case ai coniugi in modo da aggirare il vincolo. I vantaggi consistono nella riduzione dal 70% al 50% del prezzo da pagare immediatamente, e nel dimezzamento delle spese notarili e degli interessi sul mutuo.

Ad essere sovraccarico non è il solo ufficio di Xuhui, una congestione analoga si è verificata anche negli uffici degli altri quartieri di Shanghai che, nonostante i tentativi di limitare gli accessi, sono stati costretti a prolungare gli orari di lavoro per far fronte alle richieste. Questa tendenza può essere rilevata anche dai dati sul numero di corse di taxi, che mostrano che esse si sono concentrate in direzione degli uffici di stato civile. In alcuni casi si evidenzia che molti utenti di taxi, subito dopo il divorzio, si siano subito recati presso il Centro per il registro immobiliare.

L’intasamento “da accaparramento” ha colpito anche il sito internet dedicato alle compravendite, che ha registrato numeri straordinariamente elevati, con un numero di transazioni giornaliere che ha oscillato da 1000 a oltre 2000. Una tale pressione ha spinto le autorità a smentire ufficialmente le voci sulle nuove regole, tuttavia non pochi hanno ricordato che le regole attuali, emanate a marzo e già considerate molto restrittive, erano a loro volta state precedute da smentite categoriche. Così in molti non si sono fidati e hanno comunque divorziato per prudenza, considerando anche che in Cina il divorzio consensuale è una pratica semplice e dall’effetto immediato.

La giornalista sostiene che il divorzio immobiliare faccia parte della cultura contemporanea cinese: considerando solo Shanghai, i divorzi annui nel periodo 2006-2011 sono sempre stati un numero molto inferiore ai 50000, ma nel 2012, appena dopo l’entrata in vigore delle “otto regole nazionali” sugli appartamenti che ponevano certi limiti, il numero è salito fino a quasi 53000, e nel 2013 ha raggiunto quasi 70000.

Le critiche al sistema non sono poche: alcuni studiosi e avvocati ritengono che le limitazioni all’acquisto si costituiscano come abusive rispetto alle regole del libero mercato, generando la rincorsa a scorciatoie più o meno legali. Inoltre uno studio condotto dalla Commissione per la residenza urbana di Shanghai mostra come i divorzi di comodo spesso finiscono per diventare autentici, e richiedere lunghe cause civili per l’attribuzione effettiva degli appartamenti.

Immagine: una coppia compila i moduli per sposarsi presso l’Ufficio di Stato civile del quartiere di Xuhui a Shanghai. Fonte, modificata.