Come si scrive? 怎么写?

 

Mao Tse-tung e Mao Zedong sono la stessa persona?

Taijiquan e t’aichich’üan sono la stessa disciplina?

Domande più che legittime.

Risposte piuttosto semplici: sì, si tratta del Grande Timoniere nel primo caso, e dell’arte marziale cinese più diffusa in Occidente nel secondo.

Queste versioni sono entrambe corrette o c’è qualcosa di sbagliato?

Anche se può apparire strano, non ci sono errori.

La lingua cinese non possiede alfabeto, per poter leggere ciascun carattere bisogna conoscere il suono associato ad ogni sillaba. Come indicare in lettere latine il suono delle sillabe cinesi visto che esso non è desumibile dalla grafia del carattere?

Sono diversi i sistemi di trascrizione dei caratteri cinesi che si sono avvicendate nel passato. La cosiddetta romanizzazione ha assunto forme diverse con il passare degli anni, e attualmente il sistema ufficiale è quello denominato Pīnyīn (拼音), introdotto nel 1958 dalla Repubblica Popolare Cinese ed ancora di uso comune in tutti i paesi del mondo. Il 拼音 è lo standard delle Nazioni Unite dal 1977 e della ISO (International Standard Organization) dal 1982.

Di seguito viene presentata una veloce carrellata comprendente anche i sistemi di trascrizione fonetica diffusi in passato e per lo più accantonati al giorno d’oggi:

  • Wade-Giles (韋氏拼音): Wéi-Shì Pīnyīn è il sistema pubblicato da Thomas Francis Wade nel 1859 e revisionato da Herbert Allen Giles nel 1912. Fino a qualche decennio fa è stato il sistema più diffuso nei paesi di lingua inglese, inoltre è stato usato in tutti i materiali sulla Cina pubblicati prima del 1979. È stato  sostituito dall’introduzione del sistema Pīnyīn (拼音). Tuttora è comune trovare caratteri cinesi riprodotti con questa traslitterazione.
  • E.F.E.O.: messo a punto dall’École Française d’Extrême-Orient nel 1902, è stato a lungo in voga nei paesi francofoni. Anch’esso soppiantato dal sistema Pīnyīn.
  • Bopomofo o Zhùyīnfúhào (注音符号): è una sorta di alfabeto creato per essere utilizzato nella traslitterazione ed è divenuto uno dei metodi di input nelle tastiere di alcuni dispositivi elettronici (soprattutto a Taiwan). Composto da trentasette caratteri e quattro toni, con esso, è possibile trascrivere tutti i suoni del cinese standard e di diversi dialetti.

Con la fondazione della Repubblica popolare cinese nel 1949 si decise di affrontare il problema del tasso di analfabetismo della popolazione. In questo ampio discorso, dove trovarono posto politiche di educazione di massa e semplificazione dei caratteri tradizionali, venne inserito anche il “Progetto di adozione del pinyin” (汉语拼音方案hànyŭpīnyīnfāng’àn), con l’obiettivo di promuovere la diffusione del cinese standard (il cosiddetto 普通话, pŭtōnghuà) e per favorire l’apprendimento della lingua e la sua diffusione oltre che in madrepatria, anche all’estero.

In questo modo, partendo dall’inserimento del pinyin nei testi scolastici, iniziò il percorso di espansione senza sosta del cinese e del suo insegnamento in ogni angolo del mondo.

Visto che il ministero dell’istruzione cinese sta, da anni, pubblicizzando il sistema di trascrizione fonetica pīnyīn, sarebbe bene che chiunque utilizza la lingua cinese a vario titolo, sia in campo educativo che in quello commerciale, sociale ecc., si adatti ai dettami del governo centrale. Anche soltanto per non creare troppa confusione in chi, non esperto conoscitore della lingua, rischia di non distinguere parole che ben conosce soltanto perché le vede trascritte in modo insolito.

Tofu è una di queste. La versione pinyin del più popolare derivato della soia, è 豆腐 dòufǔ. Impariamo a riconoscerla.

 

Immagine: un estratto da una tabella pinyin per bambini. Fonte: qua, modificata.