Tra sobrietà e protezionismo

La targhetta delle auto ufficiali

Uno degli obiettivi della politica cinese attuale è la sobrietà da parte dei funzionari e dell’apparato dello Stato. Pochi giorni fa per esempio è stato lanciato il piano che prevede la reimmatricolazione delle auto con targa militare, per cercare di contrastare il fenomeno dei membri dell’esercito che applicano alle proprie auto personali di lusso le targhe militari usufruendo dei relativi privilegi.

In questa direzione va anche la circolare pubblicata lo scorso novembre dal Ministero per l’Industria e l’Informatizzazione, e che riguarda l’adozione e l’acquisto di automobili di servizio per il personale pubblico e le forze dell’ordine. Tra le linee guida del documento (che però è solo un parere non vincolante), parametri di cilindrata e prezzo abbastanza stringenti, che in modo più o meno intenzionale lasciano fuori le maggiori case produttrici straniere a favore invece delle piccole realtà indipendenti cinesi. L’obiettivo principale è la riduzione della spesa pubblica, ma il documento rappresenta anche l’ennesimo tentativo di limitare sprechi e abusi specialmente da parte delle amministrazioni periferiche.

In un articolo della Xinhua si commenta l’effetto positivo che potrebbe avere per l’industria nazionale la richiesta di modelli a basso prezzo ma tenuti a livelli di qualità e di servizi post vendita moderni. In effetti al recente Salone di Shanghai alle auto di servizio è stata dedicata un’attenzione particolare. Questo genere di prodotto – già di nicchia – è destinato a una ulteriore contrazione in seguito alle nuove politiche di risparmio sulla spesa  pubblica, ma per i costruttori cinesi rappresenta comunque una fetta di mercato di primario interesse.

Naturalmente l’industria automobilistica cinese ha ancora bisogno di maturare, non solo contando sulle adesioni delle amministrazioni periferiche al piano di risparmio, ma confrontandosi con gli standard di qualità e affidabilità richiesti dal mercato, in modo da guadagnare in capacità di competizione rispetto alle case concorrenti straniere. L’obiettivo è ancora lontano, se si considera che nel 2012, a fronte di una crescita generale del settore, le percentuali del mercato raggiunte dalle case indipendenti in Cina sono invece calate in modo evidente, e che tra le prime marche vendute nessuna è cinese.

Inoltre, un ostacolo ben presente a chi si occupa di amministrazione è rappresentato dalla diffusa abitudine di ostentare potere e ricchezza anche attraverso l’automobile: per quanto la Cina sia da qualche anno il principale produttore e il mercato maggiore per le auto, il possesso personale è ancora a un decimo rispetto agli U.S.A. In questo contesto guidare un’automobile di lusso è un segno distintivo più evidente di molti altri, e diventa un vizio comune a molti funzionari.

Lo sforzo del governo centrale per imporre auto meno appariscenti si scontra quindi con la mentalità dei singoli funzionari, per i quali a volte la “faccia” conta più che il trattamento economico reale. Le amministrazioni locali infatti spendono più di quanto sarebbe ragionevole per le macchine di servizio, aggirando i regolamenti e le norme che già sono in vigore: gli sprechi sono quindi molto diffusi e difficili da contrastare.

 Immagine: l’etichetta che contraddistingue le auto per uso delle autorità. Fonte: qua.