Cina e soft power

In questo periodo la Cina riflette sull’opportunità di rinforzare il suo soft power, anche perché, come racconta un articolo pubblicato sul sito Ifeng, i Paesi più influenti se ne servono efficacemente da tempo.

La parola soft power non ha una traduzione unica in cinese: in un lungo articolo il Nanfang Daily prova a spiegare la differenza tra 软实力 (ruanshili) e 软权力 (ruanquanli). Il primo termine è tipico delle relazioni internazionali, in quanto espressione di un rapporto di forze non derivanti dalla subordinazione diretta di un attore all’altro; il secondo si applica meglio alla politica interna, in cui i rapporti tra i poteri sono più diretti e verticali, come tra governo centrale e amministrazioni periferiche o con i cittadini.

In politica interna il potere può essere esercitato in modo “hard” (硬), dal governo, tramite la legge, o, indirettamente, anche dalle politiche economiche. Il potere però può anche essere trasmesso in modo “soft” (软), sollecitando l’adesione spontanea della popolazione a un sistema di valori o di regole, che è possibile ottenere solo con la persuasione e la fiducia, e sostituendo l’autorevolezza all’autorità.

Storicamente in Cina l’hard power ha sempre avuto la preminenza, esercitato dalla burocrazia e dal governo, ma è evidente che oggi questo non è sufficiente a tenere coeso un Paese, e che è necessaria un’integrazione con il soft power. Per esempio, riprende il Nanfang Daily, la partecipazione dei cittadini alla politica è efficace se essi sono sufficientemente liberi di partecipare alle scelte sul benessere collettivo, altrimenti possono sentire un distacco dalla politica, facendo perdere legittimità al governo.

Un altro obiettivo del soft power a disposizione del governo è la fiducia dei cittadini, che può ottenere mostrandosi sollecito e al servizio del popolo. In tal caso il potere politico ottiene sostegno e fiducia senza ricorrere alla coercizione, potendo a sua volta realizzare più facilmente i suoi interventi nella legislazione e nell’economia. Ottenere obbedienza attraverso la fiducia però richiede un tempo molto maggiore, oltre che la capacità di comunicazione e di ascolto delle esigenze i cittadini.

Lo strumento che si auspica è quindi quello della persuasione e della ricerca del compromesso, tanto più necessario quanto è frequente la divergenza di posizione tra governo e società. Il governo ha la responsabilità di proporre politiche e posizioni condivisibili e accettabili, e quest’obiettivo è più raggiungibile se si lascia guidare dal popolo. Infatti se le politiche sono elaborate senza il confronto con il popolo è probabile che esse vengano rifiutate, col risultato di incrinare quel rapporto di fiducia che è effetto e requisito dell’esistenza del soft power.

Passare dalla teoria all’applicazione di queste indicazioni è arduo per un sistema politico che fino a pochi decenni fa era imbevuto di spirito e ideologia rivoluzionarie. Negli ultimi anni la rivoluzione dell’informazione ha mostrato i suoi effetti, spingendo energicamente verso la trasformazione e distribuzione del potere ai cittadini. La società, quindi, è diventata essa stessa un attore del soft power, e tutto negli ultimi anni. Nell’articolo sono ricordati i progressi che internet ha diffuso nella società, come la possibilità di controllare e criticare il governo, e questa è un’opportunità ma anche una sfida alle abitudini del potere tradizionale.

Nel frattempo, anche il rapporto di forze tra autorità locali e cittadini ha subito delle trasformazioni, e il verificarsi di numerosissimi “incidenti di massa” può essere letto come inefficienza dell’azione del soft power. Peraltro, se le autorità insistono con l’impiego diretto della forza non possono che peggiorare la situazione.

Come è possibile allora attuare una transizione dall’hard power al soft power? Prima di tutto bisogna incentivare la partecipazione popolare alla politica, incluse la discussione e la ricerca di compromessi, ed estendere il ricorso a istituti come le consultazioni e le assemblee popolari locali. Inoltre il governo dovrebbe spendersi per consolidare la sua legittimazione, e anche in questa direzione utilizzare la risorsa della persuasione.

Infine il governo dovrebbe stare attento a preservare e rinforzare la fiducia da parte dei cittadini: alcune ricerche hanno mostrato infatti che la fiducia nei confronti delle autorità centrali è piuttosto solida, specialmente a confronto con la scarsa fiducia nelle istituzioni locali. Se si considera che molte delle denunce che riguardano le autorità locali vengono represse duramente, è facile capire come si inneschi un circolo vizioso tra calo della fiducia, contestazioni e nuovamente repressione. Anche in queste situazioni la soluzione è una evoluzione del potere da hard a soft.

Per rinforzare la fiducia si dovrebbe anche rinforzare il ricorso dei cittadini agli strumenti legali per la risoluzione delle controversie, istituire tavoli di discussione tra società e istituzioni, specialmente relativi a situazioni che il governo è restio ad affrontare direttamente con il pubblico. Il punto principale è però che il governo accetti le conseguenze di tali confronti, e sia pronto a cambiare avviso o strategia in conformità con le istanze che provengono dalla società.

L’articolo sul Nanfang Daily si trova al seguente indirizzo: http://nf.nfdaily.cn/nfzm/content/2012-05/04/content_44566911.htm