Chongqing Blues – 日照重庆 (2010)

Drammatico, di Wang Xiaoshuai (王小帅)
Con Wang Xueqi (王学圻), Qin Hao (秦昊)

Nel suo ultimo lavoro, presentato al Festival di Cannes, l’autore di “Biciclette di Pechino”, racconta di un capitano di lungo corso, Lin Quanhai, che torna a casa dopo un lungo viaggio, e scopre che suo figlio, un adolescente sbandato che non vede da anni, è stato ucciso.

Per capire cosa è successo torna a Chongqing, città dove viveva il figlio, e inizia a indagare personalmente. Contatta la ex moglie, che rifiuta di accoglierlo, e un amico di suo figlio, che lo tratta con diffidenza.
Tra ritagli di giornale e ricerche su internet il capitano scopre che suo figlio aveva preso in ostaggio una ragazza in un supermercato, e una guardia giurata gli aveva sparato, dopo lunghe trattative per rilasciarla, uccidendolo.


Nella sua ricerca della verità Lin si rende conto di quanto poco sapesse davvero di suo figlio e della sua vita: e anzi man mano che cerca e incontra tutti i protagonisti della vicenda (compreso l’ostaggio, interpretato da Fan Bingbing) il suo senso di estraneità si approfondisce.

Questo desolante peregrinare tra narrazioni discordanti ma complementari disegnano il ritratto di un ragazzo che il protagonista può ormai solo cercare di ricostruire.

Il film mostra le convergenze tra le vicende del padre e del figlio, i cui punti di contatto (mancato) sono i due luoghi che danno il nome alla pellicola, Rizhao e Chongqing, poli dell’incomunicabilità. Rizhao è la città costiera dell’evasione, dove vive adesso il padre e dove andava il figlio in vacanza, Chongqing è la città cupa, incolore e straniante, dove è avvenuto l’omicidio e dove sembra che non valga la pena di vivere.

Sottotitoli in cinese.

Streaming in cinese qui o qui.

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