Bambini “panda”

Fino a pochi decenni fa la cultura tradizionale cinese assegnava ai bambini un posto gerarchico del tutto trascurabile nella famiglia: i bambini dovevano totale ubbidienza ai genitori e in generale ai membri della famiglia di età maggiore.

Alcuni concetti tipici della tradizione, come la pietà filiale, imponevano ai figli, anche se ormai grandi, una serie di obblighi, tutti improntati comunque al rispetto e alla cura dei genitori.

Negli ultimi anni sia l’evoluzione e il miglioramento delle condizioni di vita per gran parte della società, sia gli effetti della legge del figlio unico, hanno creato un’intera generazione di famiglie costituite dai due genitori e da un solo figlio, e spesso slegate anche geograficamente dal rapporto con i nonni. Questo ha comportato una rimodulazione totale della struttura familiare e delle gerarchie, assegnando ai bambini un ruolo centrale, sconosciuto fino a non molti anni fa.

In particolare, ai bambini viene concesso molto di più che in passato, non solo in termini di benessere materiale, ma anche di “potere contrattuale” all’interno della famiglia. E così, mentre in passato per un bambino veniva considerato sconveniente e irrispettoso fare i capricci o disubbidire agli adulti, ed era considerato accettabile fermarli con mezzi anche molto diretti o punizioni fisiche, adesso i bambini dal comportamento molesto sono (per quanto mal tollerati) un fenomeno in espansione.

Esiste anche un’espressione che descrive appunto i bambini che fanno capricci, che disturbano gli altri nei posti pubblici, e che in generale risultano “maleducati”, ed è “bimbi panda” (熊孩子).

È bene precisare che l’espressione non esprime una critica dei valori morali e personali dei bambini, quanto del solo comportamento, che peraltro – nonostante le scorrettezza – a volte può suscitare persino simpatia. Con le sue varianti regionali e dialettali peraltro l’espressione può indicare anche significati abbastanza lontani dall’originale, come remissività o mancanza di coraggio.

L’etimologia dell’espressione riporta ai dialetti delle regioni del nord-ovest, e inizialmente significava soltanto “poverino”, ma il passaggio al mandarino e la diffusione su internet ha modificato, poi stabilizzandolo, il suo significato e il suo ambito d’uso, anche perché si accosta ad un fenomeno sociale in ascesa e del quale si prende maggiore consapevolezza.

In effetti è facile concordare sulla constatazione che all’età infantile corrisponda scarso autocontrollo e poca consapevolezza delle regole sociali condivise; ma la società cinese in alcuni casi reagisce con sorpresa e disappunto.

Per esempio, nel periodo della Festa di Primavera, quando i mezzi di trasporto sono pieni di lavoratori che tornano al paese natale (spesso con le loro famiglie), il disagio creato da bambini invadenti e vocianti è maggiore del solito; il problema è sentito da molti passeggeri, e già nel 2017 il celebre presentatore televisivo Meng Fei aveva proposto di riservare delle carrozze ai passeggeri con bambini.

Il principio era quello di dedicare loro un luogo strutturato in modo più appropriato, ma anche separarli dai passeggeri adulti che sopportano con fastidio le manifestazioni più spontanee e disturbanti dei bambini, specialmente se neanche i genitori riescono a controllarli. A volte, anzi, gli stessi genitori sono additati come responsabili delle modalità di interazione dei bambini, e a loro volta maleducati ed eccessivamente permissivi: sono i “genitori orso” (熊家长 ).

La proposta delle carrozze dedicate era stata rilanciata anche durante il periodo precedente la scorsa festività, e aveva raccolto un forte sostegno su internet, al punto che la Xinhua aveva consultato il direttore della divisione passeggeri delle linee ferroviarie cinesi per avere chiarimenti; il direttore Huang Huan però, pur riconoscendo il disagio, si era mostrato invece molto più prudente, negando tale ipotesi.

Il fenomeno, nelle sue linee generali, è stato esaminato da specialisti di età evolutiva e psicologi, ma anche da commentatori occasionali, i quali concordano sul fatto che una certa vivacità sia naturale e anzi funzionale al corretto sviluppo dei bambini, ma un eccesso di trasgressione delle regole denoterebbe solo scarsa attenzione all’educazione da parte dei genitori e troppa condiscendenza rispetto all’età dei bambini.

L’età fino alla quale è ragionevole concedere tolleranza infatti sembra innalzarsi progressivamente, fino a raggiungere le fasi di crescita in cui i bambini dovrebbero già avere compreso il contesto sociale e le sue convenzioni.

Come sostiene la giornalista Fang Xiaoxiao, imporre delle regole comportamentali, diversamente dall’opinione di alcuni genitori, non lede lo sviluppo della personalità e non è affatto “innaturale”; o almeno non lo è maggiormente rispetto agli apprendimenti più strutturati e di tipo scolastico che pure vengono imposti ai bambini sin dai primi anni. La commentatrice in particolare rimpiange le convenzioni tradizionali, in cui il sistema educativo era decisamente più rigido.

Secondo Fang Xiaoxiao i sistemi tradizionali, che privilegiavano il senso di comunità, sono stati sorpassati dai valori moderni, più centrati sull’individuo e sulle sue libertà, ma questi ultimi non hanno ancora stabilito delle regole condivise e capaci di sostenerli. L’eccessivo permissivismo nei confronti dei bambini sarebbe quindi un riflesso della attuale incapacità di bilanciare sistemi educativi e modelli di società ancora non del tutto sedimentati.

Immagine: bambini che giocano in un villaggio. Fonte: qua, modifiata.