A ciascuno il suo ombrello – 伞

Nell’aprire un ombrello l’immagine dell’autunno si dilata davanti agli occhi. Il vento, i primi freddi e le gocce di pioggia che accompagnano stivali e cappotti.

Ma ci sono zone del mondo dove questa equazione non è sempre così lineare.

In Cina per esempio.

Estate piena, sole splendente e umidità che appiccica. Oltre agli occhiali dalle lenti scure, si vedono comparire anche gli ombrelli. E non è detto che la giornata sia piovosa, anzi.

伞 (sǎn) è il carattere cinese che corrisponde ad ombrello, con tutte le varianti del significato esteso:

雨伞 – yǔsǎn – ombrello da pioggia (雨 – yǔ – pioggia)

阳伞 – yángsǎn – parasole/ombrellone (阳 – yáng – sole)

降落伞 – jiàngluòsǎn – paracadute

Pare in comune ci sia il concetto di riparare, insomma l’ombrello come uno strumento di protezione.

Dall’acqua, dal sole, o da qualche sfortuna come pensavano gli antichi. Quegli spicchi di tessuto che collegati tramite piccole aste creano una sorta di calotta sotto la quale ci si sente accolti e perché no separati dall’ambiente.

Evitare di bagnarsi dalla pioggia è forse l’utilizzo più pratico, ma ne esistono almeno altri due altrettanto diffusi in Oriente.

Il primo è ben visibile nella calura dei mesi estivi: bambine, donzelle e signore che aprono dei graziosi ombrellini, variopinti e decorati, nascondendovi collo e viso, quasi a preservare la propria immagine, oltre che la propria pelle, dall’invadenza ruggente dei raggi solari.

Di certo qualche ragione di natura salutistica in questo gesto c’è, ma il fatto che sia messo in atto soltanto dal genere femminile e che la maggior parte di questi oggetti sia di buona fattura e pregio estetico, lo fa pensare più come un vezzo che come un presidio medico.

Non da meno è il riferimento sociale di questo rituale collettivo dell’ombrellino a cielo senza nuvole.

In passato, la distinzione tra ceti non stava soltanto nel modo di parlare o nel modo di abbigliarsi ma anche, e soprattutto, nell’apparenza dal punto di vista fisico.

Chi lavorava la terra era esposto costantemente alle intemperie del tempo, e il colorito color bronzo non era ricercato in costosi centri estetici quanto era frutto del proprio dovere quotidiano.

Mentre chi si poteva permettere di star al fresco e magari anche al riparo di un’ombra non aveva di certo le mani impegnate nel coltivare ortaggi o seguire gli animali al pascolo.

Dunque l’ombrello nasconde dietro la sua funzionalità più di un riferimento allo status sociale, cosa che ancor oggi presente in coloro che spendono una fortuna per acquistarne uno di rara qualità in vista di un evento importante. Un matrimonio, una celebrazione o una ricorrenza.

L’investire in un ombrello, oltre a portar con sé un po’ di sana superstizione, equivale a mostrare il proprio rango, ad esibire l’appartenenza ad un’identità fuori dal comune, caratterizzata dal valore estetico (ed economico) dell’oggetto prezioso e di rimando di chi lo sfoggia senza pudore.

Immagine: una giornata piovosa in una ambientazione della Cina di prima metà ‘900. Fonte: qua, modificata.